"WAGA TOMO HITTORA (omaggio a Yukio Mishima)"
cm 200 x 150 - aerografo e foglia oro su tela 2003
"WAGATOMO HITTORA" (il mio amico Hitler) dal titolo di un'opera teatrale di Yukio Mishima, è un'opera su tela di cotone senza imprimitura, realizzata appositamente per la manifestazione "In Viaggio" ( http://www.comune.fossombrone.ps.it/inviaggio ), per la serata dedicata al Giappone che si è svolta a Torricella - Fossombrone (PU). Pur essendo l'opera teatrale di Mishima, degna di essere rappresentata in tutti i teatri ed al disopra di ogni ridicola diatriba politica, evidentemente a Fossombrone, tutto ciò che contiene la parola "Hitler" (anche se in caratteri giapponesi) merita di essere bandito. Mi è stato chiesto di rimuovere l'opera ed in quel preciso istante dentro di me, tutto ciò che avevo letto, ascoltato e percepito dell'iniziativa "In Viaggio" è andato scemando di significati e si è rivelato vuota retorica. Fortunatamente gli spettacoli di musica e danza con i maestri Youjyu Yoshika e Meihoo Okamoto, che hanno offerto un concerto di koto e shakuhakhi e un bellissimo kembu (danza delle spade) hanno fatto passare in secondo piano certe meschinità. Alla fine si è giunti ad un compromesso ed ho lasciato coprire il primo ideogramma dorato di "Hittora" così che un giapponese avrebbe infine letto "Waga tomo tora" (la mia amica tigre) anche se dubito della sua soddisfazione a riguardo. Un po' come se un giapponese dedicasse un'opera a Dante Alighieri e, visto che l'Inferno è cattivo - almeno quanto Hitler - fosse stato costretto a scrivere: "Inverno - Purgatorio - Paradiso". Tutto sommato la "performance" della copertura dell'ideogramma andava ad aggiungere nuovi inattesi significati all'opera - si pensi all'evoliano "Cavalcare la Tigre" alla luce del particolare nichilismo positivo di un Mishima di "Confessioni di una Maschera" - e così il coraggioso gesto antifascista è stato immortalato e ad un simpatico ragazzo (Tito) si è offerta la possibilità di essere consegnato alla storia per aver sconfitto il nazismo a Torricella il 20 Giugno 2003 !
Nella presentazione tratta dal sito di "In Viaggio", la parola cultura appare 26 volte mentre per ben 10 volte è ribadito il concetto di incontro, confluenza e rispetto di culture diverse. Si legge tra le altre cose: "Per capire chi siamo dobbiamo anzitutto confrontarci con gli altri..." Proprio da questo confronto spero che i ragazzi organizzatori di "In Viaggio" abbiano imparato a conoscere un po' più se stessi ed abbiano colto la differenza che intercorre tra parlare di culture diverse e tollerarle. Non è la prima volta che mi è toccato assistere ad azioni di censura simili a quella subita dal mio lavoro fatto appositamente per la serata giapponese di "In Viaggio", questa volta però è stato un po' diverso ed un po' più triste... dietro a tale scelta politica di voler azzittire l'artista non vi erano i soliti burocrati comunali attenti solo agli equilibri partitici ed alle strategie di lottizzazione del potere, vi erano ragazzi che, per i loro costumi, per le loro idee, per il loro comportamento, parevano essere libertari, liberi da certi squallidi compromessi perché volontari, non politicanti e non prezzolati... ed invece Yukio con la sua Katana ha squarciato il velo dell'ipocrisia mettendo a nudo una ben più triste realtà. Adattarsi alle esigenze del potere di controllare la cultura significa, per Mishima, servire "l'ipocrisia isterica...dell'oppressore" ed ancora: "L'ipocrisia e l'impostura...sono la pratica dell'oppressore" (da Mishima, Bunka Bôei-ron - Saggio in difesa della cultura, Tokyo 1970) Ancora dal sito di "In Viaggio": "Noi non siamo soltanto quello che crediamo di essere: siamo il prodotto del nostro sguardo e dello sguardo degli altri su noi stessi." C'è da sperare che chi scrive tali sagge parole le pensi veramente e che domani la divisa di ipocrita sentinella del potere gli stia un po' più stretta. Franco Cenerelli Commenti di Paride Prussiani, responsabile delle politiche giovanili e curatore della manifestazione "In Viaggio" Paride: Caro Franco, sulla pagina web che hai dedicato alla tua partecipazione a IN VIAGGIO, ho trovato citate e commentate alcune mie frasi tratte dalla prefazione del sito dedicato alla rassegna e siccome sei uno dei pochi (se non lunico) che si è preso la briga di chiosare le mie parole, volevo anzitutto porti un sincero ringraziamento e quindi aggiungere, se mi è concesso, una mia chiosa alle mie stesse parole. "Per capire chi siamo dobbiamo anzitutto confrontarci con gli altri..." Ne sono più che mai convinto. Solo dal raffronto aperto e sincero con gli altri possiamo intendere meglio noi stessi. In questo sono socratico, un puro relativista. Ma affinché possa esservi un confronto reale occorre che i due soggetti del confronto siano posti sullo stesso piano. Se la premessa è che io sono assolutamente nel giusto e tu nel torto, non può esservi reale confronto: solo sfida e tentativo di sopruso. Hitler non si è mai "confrontato" con nessuno, non è mai stato né "aperto", né "tollerante". Questo perché Hitler e i suoi macabri emuli non hanno mai avuto un bel nulla da mettere a confronto se non la propria onanistica teoria del sadismo (dovuta probabilmente ad un non mai superato complesso edipico) che non può certo chiamarsi cultura. Ciò basta ad autorizzare me ed ogni altro organizzatore di IN VIAGGIO a ritenere non pertinente in un contesto culturale un inneggiamento allo spettro dellanticultura. Franco: Innanzitutto una premessa: tu stai parlando di Hitler, della sua tolleranza e del suo onanismo ma qui che c'entra Hitler? Io non ho avuto a che fare con l'intolleranza di Hitler (pace all'anima sua) ma con l'intolleranza di un "tribunale di popolo" improvvisato a Torricella che ha sentenziato la censura del mio lavoro che conteneva la parola "Hitler" in caratteri giapponesi. Vedo che hai una cattiva considerazione anche di Mishima (addirittura!) e quindi deduco che poco avrai letto di lui, tantomeno la sua opera teatrale "Il mio amico Hitler" titolo del mio lavoro. In questa opera vi sono dei personaggi: Hitler, Röhm, l'industriale Krupp e Strasser. Sicuramente avrai sentito parlare della Notte dei Lunghi Coltelli, quella in cui Hitler ha decapitato i vertici dell'ala rivoluzionaria del Nazionalsocialismo nella fase del "ritorno all'ordine" tipica di tutte le rivoluzioni che divengono regimi dovendo quindi fare i conti con "i padroni del vapore" e la borghesia In quest'opera Mishima immagina un colloquio tra Hitler, Röhm e Strasser la sera prima della fatidica notte. Ecco come lo stesso Mishima parla dell'opera: "Spesso mi si domanda quali siano state le mie intenzioni nello scrivere oggi di Hitler. In verità se avessi voluto scrivere seriamente su di lui non mi sarebbe bastato un romanzo, e neppure due. Il problema "Hitler" si ricollega da un lato all'essenza stessa della civiltà del XX secolo, e dall'altro agli oscuri abissi della natura umana. Con questo dramma in tre atti ho voluto trattare il caso Röhm, accaduto nel 1934, che m'interessava più dello stesso Hitler. Nella costruzione di un sistema totalitario è una necessità politica che in una fase specifica si inganni il popolo con l'illusione di una "politica moderata". E così agì lo stesso Hitler, nell'estate del 1934; e per far questo egli fu costretto a sopprimere con la forza l'estrema destra e l'estrema sinistra. In caso contrario il miraggio di una politica moderata non avrebbe posseduto alcuna forza di persuasione." Beh, penso che qui siamo di fronte ad un archetipo che si è ripetuto e si ripete in tutte le rivoluzioni (pensiamo a Castro e al Che, al consolidarsi di un regime, da una parte, ed alla fede in una rivoluzione permanente, dall'altra, possibilmente esportabile in altri paesi) ma che per certi aspetti riguarda anche le cosiddette democrazie occidentali che quanto ad arroganza e volontà di totalitarismo fanno impallidire lo stesso Terzo Reich. Paride: Siamo anche noi intolleranti? Più che altro direi che siamo rigorosi. Hitler non ha proprio nulla a che vedere con la cultura. Franco: L'intolleranza è figlia dell'ignoranza, se foste stati veramente rigorosi avreste dovuto informarvi meglio, visto che ho espresso la mia intenzione di fare un lavoro su Mishima durante la prima riunione che abbiamo fatto al Centro (e mi pare di averne parlato proprio con te, se non sbaglio) e poi, veramente credi che Hitler non ha nulla a che fare con la cultura? Tutto ha a che fare con la cultura e non è possibile capire a fondo i meccanismi della moderna società di massa (cinema, pubblicità, politica, moda) se non si studia il fenomeno "Hitler".Paride: "Noi non siamo soltanto quello che crediamo di essere: siamo il prodotto del nostro sguardo e dello sguardo degli altri su noi stessi." Io riesco a crederci e ci riesco solo rischiando di mettere in discussione me stesso. Credi che Hitler o Mishima si siano mai messi in discussione? Credi che abbiano mai detto nella loro vita: "Oh, mi sono sbagliato!"? Oppure: "Sarà mai che avrà ragione lui?"? Credi che a costoro fregasse qualcosa di ciò che gli altri pensavano di loro stessi? E saremmo noi gli intolleranti? Franco: Si, credo che Hitler e Mishima pur essendo personaggi diversissimi sia psicologicamente che storicamente, si siano messi entrambi in discussione visto che di esseri umani si tratta ricorda che sono fatti dello stesso materiale di cui siamo fatti io e te. Se dubiti della capacità di mettersi in discussione di Mishima non ti resta che leggere il bellissimo "Confessioni di una maschera" più in discussione di così! Parlando di Hitler comunque occorre prima chiarire di che Hitler si parla, dell'Hitler vero, uomo, artista e rivoluzionario con pregi, difetti e debolezze o dell'Hitler di comodo, personificazione del male assoluto, spauracchio e stampella delle nostre democrazie decadenti? Paride: Forse, caro Franco, io mi sto sbagliando. Forse vesto davvero "la divisa di ipocrita sentinella del potere" (di quale potere, poi, magari, dovresti spiegarmelo: sono anarchico, ateo ed antifideista). Ma il fatto stesso che io me lo chieda, mi rende degno di poter affrontare unargomentazione culturale. Se fossi del tutto convinto di esser nel giusto, automaticamente mi estranierei da tutto quello che può significare cultura. Franco: Si, ma non puoi parlare di autocritica e di rifiuto di una convinzione di essere nel giusto... prima parli di Socrate poi bruci il mio lavoro perchè è "anticultura". Allora si tratta di uno stratagemma linguistico: una cultura "altra" dalla tua la definisci "anticultura" e dopo questo bel battesimo la censuri... un po' da poliburo, non trovi? Le divise le si possono indossare o le si possono buttare, come gli anarchici del resto c'è chi li indossa e c'è chi li butta (dalla finestra come il povero Pinelli) ...sono belle parole, corrette, rassicuranti, ma io il 20 giugno ho visto i fatti. Poi cosa vuoi dire, che se uno è convinto di essere nel giusto non è degno di affrontare argomentazioni o di occuparsi di cultura? Fare autocritica sono d'accordo, ma annullarsi in uno sterile relativismo che ti porta a mettere in discussione l'esistenza stessa dell'aria che respiri, proprio no. Capisco quello dici perché ne ho conosciute di persone senza fedi e certezze avendo fatto le scuole nell'ambientino di Urbino, pieno di rottami ex e post sessantottini ben abbarbicati alle loro cattedre, ma ti assicuro che non è un buon approccio per affrontare l'esistenza, tuttavia li rispetto anche se devo ringraziare i miei anticorpi fascisti se oggi non sono uno zombi fulminato che passa le giornate tra i bar di Urbino a bere e fumare con lo sguardo fisso al vuoto. Paride: Il motto di MISHIMA era: "In nome del passato abbasso l'avvenire!". Il motto di IN VIAGGIO è: "In nome di un certo avvenire, abbasso quel tale passato". Senza punti esclamativi. E in questo tentativo di discernere, di non essere a tutti i costi assolutisti, che cerchiamo a nostro modo, umilmente, di fare cultura. Franco: Bisogna capire la situazione in cui si trovava Mishima combinata all'onore di un samurai: un Giappone dalle tradizioni millenarie umiliato e svenduto alle volgarità americane mica sono tutti come noi, pronti ad accogliere festosi l'invasore per qualche sigaretta e un po' di cioccolata!Essendo la lingua di Mishima il giapponese non mi fiderei poi tanto di una traduzione così assoluta, comunque da tempo il "sol dell'avvenire" è offuscato dal fumo delle bombe "liberatrici". Preferisco le parole di Pasolini non inquinate da nessuna traduzione e chiare come il sole: "Grazie a Dio si può tornare indietro. E colgo l'occasione per invitarti, se capiti a Pesaro, ad una mostra che ho fatto assieme ad Andrea Corradi Colla al "Plastic" in via Passeri 31 dedicata a P. P. Pasolini "UN SOLO RUDERE". http://www.regresso.it/plastic/ Fortunatamente lì Adolfo non ha incontrato grossi ostracismi |