La guerra civile negli Stati Uniti è uno di quegli avvenimenti che merita di essere approfondito perché ci consente di trattare argomenti in linea con lo spirito di questo foglio. Parleremo, infatti, della ormai abbastanza nota mistificazione dello schiavismo come causa della guerra, dei caratteri tradizionali riscontrabili nei "sudisti" e forniremo uno spunto di riflessione, a nostro avviso inedito, considerando la guerra di secessione come la prima tappa dell'imperialismo americano. Per confutare i presunti motivi umanitari che mossero l'Unione contro la Confederazione basterebbe ricordare che ben tre degli stati che si schierarono con il Nord, il Kentucky, il Maryland ed il Delaware erano Stati schiavisti e questo non fu assolutamente un ostacolo per la loro adesione, né tantomeno vi dovettero rinunciare in seguito, quando venne promulgato nel 1863 il Proclama di emancipazione, che fu accuratamente fatto in modo che non riguardasse gli schiavi dei piantatori degli stati Unionisti. Anzi, lo stesso Proclama non sarebbe stato applicato neanche nel Sud qualora avesse fatto atto di sottomissione, a dimostrazione che tale provvedimento non era altro che una misura di guerra, né più né meno di un embargo o un assedio. La causa non è quindi da ricercarsi nella volontà di difendere i "diritti dell'uomo" da parte dell'Unione, ma nella situazione politica ed economica di quei giorni. Infatti nelle ultime elezioni presidenziali prima dell'inizio della guerra, vi era stata la vittoria dei repubblicani, i quali però, avendo raccolto i loro voti quasi esclusivamente nel settentrione, avevano deciso di intraprendere una politica economica di industrializzazione spinta anche nel Sud, il quale non avendo nessun impianto produttivo, di fatto, avrebbe subìto tale processo e sarebbe stato condannato a divenire lo sbocco della sovrapproduzione nordista. Inoltre non si era assolutamente tenuto conto delle conseguenze sociali e culturali che un tale sconvolgimento avrebbe causato; è infatti palese che quando si ha a che fare con una società agricola, fortemente patriarcale e gerarchizzata, non si può considerare solo l'aspetto economico di tale fenomeno. È comunque una delle peggiori degenerazioni del mondo moderno considerare l'uomo sempre e solo come Homo economicus. La gente del Sud, la cui vita era scandita dal susseguirsi della stagioni, sia nel ceto contadino che nel ceto dei gentiluomini delle piantagioni, aveva dei valori di riferimento assolutamente distanti dal pragmatismo e dall'arrivismo che ormai avevano invaso le iperattive cittadine settentrionali. L'onore, il coraggio, la lealtà erano considerate di gran lunga più importanti del profitto e della speculazione. L'indirizzo che i sudisti decisero di dare alla loro battaglia fu quindi di rivendicare la loro diversità rispetto al resto del paese e, in virtù del diritto all'autodeterminazione dei popoli, di sganciarsi dall'Unione proclamando la propria indipendenza; mentre per il Nord i confederati erano ribelli poiché non volevano sottomettersi alla maggioranza scaturita dalle elezioni. A questo punto la situazione volgeva a favore del Sud: a livello internazionale venivano reputate giuridicamente più corrette le loro tesi, a livello interno molti iniziarono a percepire la guerra come una volontà di sottomissione verso chi dell'unità non ne voleva sapere. Tutto era maturo per la scesa in campo dell'abolizionismo. Lo scenario mutò radicalmente: l'opinione pubblica mondiale sposò di slancio la "nuova" causa condannando senza appello i "ribelli" e il Proclama di emancipazione, come abbiamo già detto, fu un colpo mortale per la già precaria economia di guerra della Confederazione. In realtà però, neanche questo è stato sufficiente a far radicare la convinzione che lo schiavismo fu la causa scatenante della guerra, ma furono altri due fattori, di portata ben maggiore, a completare l'opera. Il primo; la storiografia dell'avvenimento fu curata esclusivamente dai nordisti ed in particolare il testo che fu per molto tempo un riferimento per chiunque si avvicinasse all'argomento, cioè quello del Rhodes, venne redatto praticamente come un documento propagandistico. Il secondo fattore, che ha ripercussioni anche negli odierni Stati Uniti, fu il particolare accanimento con cui gli yankees portarono a compimento l'opera di vera e propria colonizzazione nei confronti del Sud. Infatti, se inizialmente si parlava di creare una sudditanza economica, l'asprezza della guerra giustificò poi l'adozione di alcune misure inaccettabili per gli orgogliosi sudisti. Innanzitutto per i primi anni successivi alla guerra ci fu di fatto un'occupazione militare dei territori sconfitti; nulla venne fatto per indennizzare, nemmeno parzialmente, o perlomeno per fornire gli strumenti per la ripresa, ai proprietari terrieri ed ai contadini, lasciandoli nella povertà più assoluta; infine la stessa emancipazione dei negri venne completata come una operazione punitiva, rendendo quindi gli schiavi un mezzo per umiliare ulteriormente gli uomini del Sud. La situazione divenne insostenibile e le reazioni non si fecero attendere molti, i cosiddetti "guerriglieri", non deposero le armi e continuarono una guerriglia che durò svariati anni, altri, tra i quali il più famoso fu Jesse James, intrapresero la strada del banditismo, e infine si costituì, per opera del maggiore Nathan B. Forrest, un'organizzazione segreta di resistenza, il Ku Klux Klan. Ora, esaminando questa esposizione, non si possono non riscontrare i caratteri tipici del modo di agire degli Stati Uniti da settanta anni a questa parte, ed in particolare tutti gli elementi che sommati hanno dato vita al fenomeno dell'imperialismo americano. Per prima cosa l'aberrante predisposizione ad intraprendere una guerra per improntare una colonizzazione produttiva, per creare una sudditanza economica e ciò che è peggio il tentativo di giustificare tutto come un intervento in difesa della libertà e dei diritti dell'uomo, in nome dei principi di giustizia ed uguaglianza. L'atteggiamento di sentinelle delle violazioni del diritto internazionale, tendenza che è andata sempre in crescendo fino ai giorni nostri, all'epoca della guerra di secessione si manifestò con il bollare come ribelli degli Stati sovrani che non si riconoscevano più in una Unione federale, senza contare che la nascita della stessa nazione americana era avvenuta con un affrancamento dalla madrepatria inglese. È naturale quindi ritenere questa guerra civile la "progenitrice" degli attuali Stati Uniti e della loro politica. Qualcuno potrebbe obbiettare che si poteva partire dal genocidio degli Indiani, ma noi non lo crediamo perché, in quella occasione non si erano ancora affinati gli strumenti di persuasione dell'opinione pubblica e di ricorso ai principi del diritto, che valgono in maniera alternata a seconda della convenienza. Quella degli Indiani fu una vera e propria "pulizia etnica", nulla di più. È dal 1861 che si può identificare l'inizio dell'intensificarsi degli episodi di "prevaricazioni giuste", che porterà fino all'impunità per le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, e, da lì, a cinquant'anni di giurisdizione americana su tutto l'Occidente.