Un luogo magico, sacro, ma di
una sacralità quasi pagana, o forse cristiana.
Lo stile settecentesco appare trasfigurato dalla rovina, dalla vegetazione, dall'incuria
che ha protetto questo gioiello dalla sterilizzazione di un qualsiasi restauro.
Attraverso un'estraniamento temporale, l'atmosfera ci conduce ai Misteri
Eleusini, o forse all'antico Messale latino, all'ordinazione di Cavalieri, coperti di ferro, pronti a partire alla volta d'Oriente.
Ma sembra che anche qui, inesorabilmente, la magia ha i giorni contati.
Forse anche questo luogo sarà contaminato, violato dalla volgare cultura
d'oltreoceano che ormai tutto inghiotte.
Il sito è chiuso, qualcosa si può sbirciare dalle fessure del portone laterale... chi
può permettersi il privilegio di farsi aprire la porta e di entrare lo faccia al più
presto!
Ho avuto questa fortuna una ventina di anni fa, ma è ancora viva in me la sensazione che provai.
Visto che ben poco si può di fronte alla nuova iconoclastia d'occidente, salviamo il
salvabile almeno dentro noi, nella nostra memoria, nel nostro cuore e diveniamo musei
viventi, ultimi depositari della nostra cultura.
... antica Fanum Fortunae, oggi capitale del Jazz... una prece.
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Da «Il Resto del Carlino» del 26/01/01
FANO II busillis è copertura o non copertura di
quello che è uno dei gioielli più inusuali e affascinanti del centro storico: la chiesa
di San Francesco, a fianco del Municipio. D'origine trecentesca, rifatta in stile
neoclassico, ha perso il tetto dopo il terremoto del 1930. Del suo destino se ne è
discusso mercoledì scorso, nella sala della Concordia, in occasione dell'ultimo degli
incontri promossi dalla Biblioteca Federiciana e dall'assessorato alla Cultura sul
patrimonio architettonico e culturale della città. Al tavolo dei relatori il sindaco
Cesare Carnaroli e l'architetto Pier Luigi Cervellati. Il professionista bolognese era lì
ufficialmente non per parlare del nuovo PRG, ma di beni culturali e ambiente urbano.
Sulla chiesa, Cervellati ha parlato di un recupero dell'ultima copertura, quella |
degli anni trenta. Claudio Panni, tecnico del settore e
designer, componente della commissione edilizia del Comune non concorda con Cervellati:
«La specificità dell'ex chiesa di San Francesco è la sua anomalia: la mancanza del
tetto.
Ed è proprio in questo che sta gran parte del suo fascino, e non a caso i turisti
l'ammirano stupiti dalla inferriata del cancello. Lasciare questo spazio aperto vuol dire
forse snaturare la storia, ma significherebbe dare alla città un elemento artistico e
architettonico spettacolare».
E la protezione degli stucchi?
«Potrebbe essere garantita da un cornicione interno che corra lungo il
perimetro della chiesa. Con una spesa non eccessiva, si potrebbe procedere al risanamento
e alla salvaguardia degli stucchi dagli agenti atmosferici, e come pavimentazione lascerei
semplicemente il prato».
Non teme che l'operazione possa trovare molte riserve?
«Il cielo che entra dentro lo spazio della chiesa ha una sua
suggestione, che va utilizzata, e aver paura di questo significa mantenere posizioni
accademiche che potrebbero sfociare in un 'moralismo' eccessivo.
Si pensi a quale straordinario scenario si avrebbe: un luogo di grande fascino per
concerti, proiezioni, eventi d'arte.
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In Toscana c'è San Galgano e i ruderi dell'abbazia
cistercense attirano migliaia di turisti da tutto il mondo». Oltre al futuro dell'ex
chiesa di San Francesco, l'incontro è servito anche per riordinare le idee sui beni
monumentali della città e il sindaco Carnaroli li ha passati in rassegna tutti: la Rocca
Malatestiana, futura "cittadella della musica contemporanea", grazie anche ai
risultati ottenuti con Fano Jazz e la rassegna II Violino e la Selce: il Bastione Sangallo
che sarà adibito a ludoteca oppure a spazio espositivo; l'ex scuola Luigi Rossi che
diventerà sede del settore contemporaneo della 'Federiciana' con cineteca, emeroteca,
mediateca; Palazzo San Michele dove troverà posto la sezione archeologica del Museo
civico. Insomma, per dirla con Cervellati, il grande museo all'aperto che è il centro
storico fanese sta pian piano prendendo forma.
Giovanni Belfiori |
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