LA DONNA La donna è un essere umano e luomo è un essere umano. Su ciò non esiste disaccordo né dubbio alcuno. La donna e luomo, dal punto di vista umano, ovviamente sono uguali. Fare una discriminazione tra uomo e donna sul piano umano è uningiustizia clamorosa e senza giustificazione. La donna mangia e beve come mangia e beve luomo. La donna odia e ama come odia e ama luomo. La donna pensa, apprende e capisce come pensa, apprende e capisce luomo. La donna ha bisogno di alloggio, di vestiario e di mezzo di trasporto come ha bisogno luomo. La donna ha fame e ha sete come ha fame e ha sete luomo. Ma allora perché esiste luomo e perché esiste la donna? Certo la società umana non è formata soltanto da uomini o soltanto da donne, ma da entrambi, ossia da uomo e donna assieme per legge di natura. Perché non sono stati creati solo uomini oppure solo donne? Qualè inoltre la differenza tra uomini e donne, ossia fra luomo e la donna? Perché il creato ha richiesto la creazione delluomo e della donna, il che si realizza con lesistenza di entrambi, e non delluomo soltanto, o della donna soltanto? Deve assolutamente esservi una necessità naturale a favore dellesistenza di entrambi, e non soltanto delluno, o soltanto dellaltra. Dunque ciascuno dei due non è laltro, e fra i due vi è una differenza naturale, la cui prova è lesistenza delluomo e della donna assieme nel creato. Ciò di fatto significa che per ciascuno dei due esiste un ruolo naturale che si differenzia conformemente alla diversità delluno rispetto allaltro. Dunque è assolutamente necessario che vi sia una condizione che ciascuno dei due vive, e in cui svolge il suo ruolo diverso dallaltro. E tale condizione deve differire da quella dellaltro, in ragione del diverso ruolo naturale proprio di ciascuno. Per riuscire a comprendere tale ruolo, rendiamoci conto della differenza naturale esistente fra la costituzione fisica delluomo e quella della donna, ossia quali sono le differenze naturali tra i due: la donna è femmina e luomo è maschio. La donna conformemente a ciò - come dice il ginecologo - ha le sue regole, ovvero arrivata al mese è indisposta, mentre luomo per il fatto che è maschio non ha le regole e di abitudine non è mensilmente indisposto. Questa indisposizione periodica, cioè mensile, è unemorragia. Vale a dire che la donna, per il fatto che è femmina, è naturalmente soggetta ad una emorragia mensile. Quando la donna non ha le sue regole è gravida. E se è tale, per la natura stessa della gravidanza, è indisposta per circa un anno, ovvero impedita in ogni attività naturale finché non partorisce. Quando poi partorisce o quandanche abortisce, è colpita dai disturbi conseguenti ad ogni parto o aborto. Invece luomo non diviene gravido e di conseguenza, per natura, non è colpito dai disturbi da cui è colta la donna per il fatto che è femmina. La donna dopo il parto allatta lessere che aveva portato in sé. Lallattamento naturale dura circa due anni. Ciò significa che il bambino è inseparabile dalla donna ed ella è inseparabile da lui, tanto che sarà impedita da svolgere la sua attività e direttamente responsabile di un altro essere umano: è lei che lo assiste nelladempimento di tutte le funzioni biologiche, e senza di lei egli morrebbe. Invece luomo non diviene gravido e non allatta. E qui termina la spiegazione del medico. Questi dati naturali creano differenze congenite, per le quali non è possibile che luomo e la donna siano eguali. Esse di per sé costituiscono la reale necessità dellesistenza, del maschio e della femmina, cioè delluomo e della donna. Ciascuno dei due nella vita ha un ruolo o una funzione diversa dallaltro, in cui non è assolutamente possibile che il maschio subentri alla femmina: ossia non è possibile che luomo assolva a queste funzioni naturali in luogo della donna. E degno di considerazione che tali funzioni biologiche sono un peso gravoso per la donna, che le impone uno sforzo ed una sofferenza non trascurabili. Ma senza dette funzioni cui ella adempie la vita umana finirebbe: si tratta dunque di funzioni naturali, non volontariamente scelte né obbligatorie, ma piuttosto necessarie, la cui sola alternativa sarebbe la fine totale della vita del genere umano. Esiste un intervento volontario contro la gravidanza, che costituisce lalternativa della vita umana; esiste un intervento volontario parziale contro la gravidanza; esiste lintervento contro lallattamento. Essi però sono tutti anelli di una catena di azioni contrarie alla natura della vita, culminanti nelluccisione, ossia nel fatto che la donna uccida se stessa nella sua essenza per non ingravidare, non procreare e non allattare. Il che rientra negli interventi artificiali contro la natura della vita rappresentata dalla gravidanza, lallattamento, la maternità e il matrimonio, salvo il fatto che essi ne differiscono nel grado. La rinuncia al ruolo naturale della donna nella maternità, ossia che gli asili nido si sostituiscano alla madre, è linizio della rinunzia alla società nella sua dimensione umana e della sua trasformazione in società puramente biologica e in vita artificiale. Separare i bambini dalle madri ammassandoli negli asili nido è unoperazione che li rende pressoché pulcini, perché gli asili nido sono qualcosa che rassomiglia alle stazioni di sagginamento in cui si ammucchiano i pulcini dopo la covata. Infatti solo la maternità naturale conviene alla costituzione dellessere umano, è compatibile con la sua natura e confacente alla sua dignità. Vale a dire che il bambino va educato dalla madre e deve crescere in famiglia in cui vi sono amore materno, paterno e fraterno e non in una sorta di stazione come quella per allevare il pollame. Anche i polli tuttavia hanno il bisogno della maternità come fase naturale, al pari dei rimanenti figli dellintero regno animale. Perciò allevarli in stazioni simili agli asili nido è contro la loro crescita naturale, e persino la loro carne si accosta maggiormente a quella preparata su base industriale che a quella di allevamento spontaneo. La carne degli uccelli di allevamento (mahattàt) non è gustosa e talora non fa nemmeno bene, poiché i rispettivi volatili non stati allevati in modo naturale, ossia a riparo della maternità naturale. Invece i volatili ruspanti sono più appetitosi e sostanziosi, poiché sono cresciuti grazie alla maternità naturale e nutrendosi in modo naturale. In quanto ai senza famiglia e ai senza tetto, la società ne è tutore. E solo per costoro che la società dovrebbe istituire gli asili nido etc. E meglio che di essi si curi la società, piuttosto che individui che non sono i loro padri. Se si facesse un esperimento empirico per conoscere linclinazione naturale del bambino fra la madre e il centro di puericultura, il bambino propenderebbe per la madre, certo non per laltro. E dato che la predilezione naturale del bambino è per la madre, ella è dunque il riparo naturale e giusto dellallevamento. Perciò indirizzare il bambino allasilo nido anziché lasciarlo alla madre è una coercizione ed è un abuso contro la sua libera tendenza naturale. In tutte le cose la crescita naturale è quella sana in piena libertà. Che si faccia dellasilo nido una madre è un atto coercitivo contrario alla libertà della crescita corretta. I bambini sono condotti allasilo nido forzatamente, oppure per il fatto che li si raggira e per la loro semplicità infantile. E poi essi vi sono inviati per cause puramente materiali, e non sociali. Ma, tolti i mezzi coercitivi adottati nei loro confronti e la semplicità infantile, essi rifiuterebbero lasilo nido e starebbero attaccati alle loro madri. La sola giustificazione per questa operazione innaturale e inumana è che la donna si trovi in una situazione incompatibile con la natura, ovvero che sia costretta alladempimento di obblighi sociali e contrari alla maternità. La natura della donna le comporta un ruolo diverso da quello delluomo, per poter adempiere al quale ella deve porsi in una situazione diversa rispetto alluomo. La maternità è funzione della femmina, non del maschio. Perciò è naturale che i figli non vengano separati dalla madre. Qualunque provvedimento che li separa dalla madre è abuso, tirannia e dispotismo. La madre che rinuncia alla maternità verso i suoi figli contravviene al suo ruolo naturale nella vita, ed occorre che le vengano garantiti i diritti e le condizioni adeguate mancanti. Sono egualmente labuso e il dispotismo che obbligano la donna a espletare il suo ruolo naturale in circostanze innaturali, mettendola in una situazione di contrasto intrinseco. Se la donna rinuncia al suo ruolo naturale del parto e della maternità essendovi costretta, sono esercitate su di lei tirannia e dispotismo. La donna bisognosa di un lavoro, che la renda incapace di assolvere alla sua missione naturale, non è libera essendovi costretta dal bisogno, perché nel bisogno la libertà scompare. Vi sono circostanze appropriate e anche necessarie perché sia agevolato alla donna ladempimento della sua missione naturale, diversa da quella delluomo. Fra esse quelle che si confanno ad una persona indisposta, oppressa dalla gravidanza, ossia dal portare in grembo un altro essere umano capace che la deblita sul piano della capacità materiale. In una delle fasi della maternità è ingiusto che la donna venga messa in una situazione non confacente a tale stato: come il lavoro fisico, che per lei equivale a una sanzione corrispondente al suo tradimento umano della maternità. Ed equivale anche a un tributo che ella è costretta a pagare per entrare nel mondo degli uomini, che certo non sono del suo stesso sesso. Si è convinti - compresa lei stessa - che la donna svolga il lavoro fisico esclusivamente di una spontanea volontà, ma di fatto non è così. Ella vi adempie solo perché la dura società materialistica lha messa in circostanze di forza maggiore, senza che lei se ne rendesse direttamente conto. E non le resta altra via che assoggettarsi alle condizioni di tale società, mentre è convinta di lavorare per sua libera scelta. Ma ella non è libera di fronte a una siffatta regola che sosterrebbe: "fra uomo e donna non vi è differenza in nessuna cosa". Lespressione "in nessuna cosa" è il grande inganno nei confronti della donna. Distrugge infatti le condizioni a lei appropriate e indispensabili: condizioni necessarie e di cui ella deve senzaltro godere dinanzi alluomo, in conformità alla sua natura che le ha predisposto un ruolo da svolgere nella vita. Leguaglianza fra luomo e la donna nel portare pesi mentre ella è gravida è ingiustizia e crudeltà, come lo è leguaglianza fra di loro nel digiuno e nella fatica mentre ella allatta. E ingiustizia e crudeltà leguaglianza fra di loro in un lavoro sporco che sfigura la bellezza di una donna, privandola della sua femminilità. E anche ingiustizia e crudeltà addestrare la donna ad un programma che, di conseguenza la conduce allo svolgimento di un lavoro non confacente alla sua natura. Fra luomo e la donna non esiste differenza sul piano umano: a nessuno dei due è lecito sposare laltro senza il suo libero consenso, né sciogliere il matrimonio senza un equo arbitrato che lo ratifichi, o senza laccordo delle due volontà delluomo e della donna al di fuori dellarbitrato. Oppure che la donna si sposi senza che vi sia accordo sullo scioglimento, o che luomo si sposi senza che vi sia accordo sullo scioglimento. La donna è la padrona della casa perché la casa è una delle condizioni appropriate e necessarie a lei che è incinta, è indisposta, procrea ed assolve alla maternità. La femmina è padrona del riparo della maternità, cioè la dimora, anche nel mondo degli altri animali diversi dalluomo. Per la sua natura il suo dovere è la maternità, ed è un arbitrio privare i figli della madre o privare la donna della casa. La donna non è altro che femmina. Femmina significa che essa ha una natura biologica diversa da quella delluomo, per il fatto che egli è maschio. La natura biologica della femmina, diversa dal maschio, ha assegnato alla donna caratteristiche differenti da quelle delluomo sia nella forma sia nellessenza. Laspetto della donna è diverso da quello delluomo perché ella è femmina, così come ogni femmina fra gli esseri viventi, animali e vegetali, è diversa dal maschio sia nella forma sia nellessenza. Questa è una realtà naturale indiscutibile. Il maschio nel regno animale e vegetale è stato creato forte e rude per natura, mentre la femmina nei vegetali e negli animali è stata creata bella e delicata per natura. Queste sono realtà naturali ed eterne con cui sono stati creati gli esseri viventi chiamati uomini, animali, piante. In ragione di tale diversa costituzione e delle leggi naturali, il maschio svolge il ruolo del forte e del rude non per costrizione, ma perché è stato creato così. Invece la femmina svolge il ruolo del delicato e del bello non per sua libera scelta, ma perché è stata creata così. Questa regola naturale è la giusta norma, per il fatto che da un lato è naturale e dallaltro è la regola fondamentale della libertà, dato che le cose sono state create libere e che qualunque intervento contrario alla regola della libertà è un arbitrio. Non attenersi a questi ruoli naturali e trascurarne i limiti significa trascurare e corrompere i valori della vita stessa. La natura è stata ordinata così per trovarsi in armonia con lineluttabilità della vita fra lessere e il divenire. Lessere vivente, allorché è creato vivente, è un essere che necessariamente vive finché non muore. La durata dellesistenza tra il principio e la fine si basa su una legge costitutiva e naturale, in cui non vi è possibilità di libera scelta né di coercizione, ma è naturale, è la libertà naturale. Negli animali, nei vegetali e nelluomo è necessario che vi siano maschio e femmina per il realizzarsi della vita fra lessere e il divenire. E non è solo sufficiente che luomo e la donna esistano, ma bisogna anche che svolgano il loro ruolo naturale per il quale sono stati creati. E ciò deve avvenire con piena capacità. Se esso non è compiuto perfettamente, significa che nel corso della vita vi è un difetto, conseguente a chissà quale circostanza. E questa è la situazione oggi vissuta dalla società quasi ovunque al mondo, come risultato della confusione fra il ruolo delluomo e quello della donna: vale a dire in seguito ai tentativi di ridurre la donna in uomo. In armonia con la natura costitutiva ed i suoi scopi, luomo e la donna devono sempre eccellere nel loro ruolo. Altrimenti sarebbe la regressione, latteggiamento in contrasto con la natura e distruttivo della regola della libertà, ed in contrasto con la vita e con la sopravvivenza. E necessario che ciascuno dei due adempia al ruolo per il quale è stato creato, senza rinunciavi; poiché il rinunciarvi, sia pure in parte, si verifica solo per circostanze di forza maggiore, ovvero in una situazione anomala. La donna che rifiuta la gravidanza e il matrimonio, oppure lornamento e la leggiadria per motivi di salute, rinuncia al suo ruolo naturale nella vita per la circostanza di forza maggiore della salute. La donna che rifiuta la gravidanza e il matrimonio oppure la maternità etc. a causa del lavoro, rinunzia al suo ruolo naturale per una circostanza egualmente di forza maggiore. La donna che rifiuta la gravidanza, il matrimonio o la maternità etc, senza alcuna causa concreta, rinuncia al suo ruolo naturale per una circostanza di forza maggiore dovuta alla deviazione ideale rispetto alla regola della natura costitutiva. Così non è possibile che la femmina o il maschio rinuncino a svolgere il loro ruolo naturale nella vita, se non in circostanze innaturali, contrarie alla libertà e minatorie per la sopravvivenza. Perciò è necessaria una rivoluzione universale che elimini tutte le condizioni materiali che impediscono alla donna lespletamento del suo ruolo naturale nella vita, e che le fanno svolgere i compiti delluomo perché sia pari a lui nei diritti. Questa rivoluzione avverrà inevitabilmente, specie nelle società industriali, come reazione dellistinto di sopravvivenza, ed anche senza il bisogno di qualche provocatore alla rivoluzione, come per esempio "Il Libro Verde". Tutte le società oggi guardano alla donna né più né meno che come ad una merce. LOriente guarda ad essa come oggetto di godimento suscettibile di vendita e di compera. LOccidente guarda ad essa come se non fosse femmina. Indurre la donna a svolgere il lavoro maschile è uningiusta aggressione contro la femminilità di cui è stata naturalmente dotata per uno scopo naturale necessario alla vita. Infatti il lavoro maschile cancella le belle fattezze della donna con cui la natura costitutiva ha voluto che appaia perché svolga un ruolo diverso da quello del lavoro confacente a chi non è femmina. E esattamente come i fiori, creati per attirare i grani del polline e per produrre le semenze: se li eliminassimo finirebbe il ciclo delle piante nella vita. E proprio labbellimento naturale della farfalla, degli uccelli e delle restanti femmine degli animali che serve a questo scopo vitale naturale. Se la donna svolge il lavoro maschile deve allora trasformarsi in uomo, rinunziando al suo ruolo e alla sua bellezza. La donna ha pieni diritti, anche senza essere costretta a trasformarsi in uomo e a rinunziare alla sua femminilità. La conformazione fisica, per natura diversa fra luomo e la donna, implica che differiscono anche le funzioni degli organi, diversi nella femmina rispetto al maschio. Il che comporta a sua volta una differenza del loro intero modo di essere : differenza di temperamento, di psiche, di nervi e di aspetto fisico. La donna è tenera. La donna è bella. La donna ha facile il pianto. La donna ha paura e generalmente, in conseguenza della conformazione naturale, la donna è delicata, mentre luomo è rude. Ignorare le differenze naturali tra luomo e la donna e confondere i loro ruoli è un atteggiamento del tutto incivile, contrario alle leggi naturali, distruttivo per la vita umana e causa reale di infelicità nella vita sociale dellessere umano. Le società industriali in questepoca hanno adattato la donna al lavoro nei suoi aspetti più materiali rendendola come luomo, a scapito della sua femminilità e del suo ruolo naturale nella vita, relativamente alla bellezza, alla maternità e alla tranquillità. Ebbene esse sono società incivili, società materialistiche e barbare. E stolto e pericoloso per la civiltà umana imitarle! Perciò il problema non è che la donna lavori o non lavori. Questo è uno sciocco modo materialistico di porre la questione. Occorre che la società procuri il lavoro a tutti i suoi individui abili e bisognosi, uomini e donne. Ma ogni individuo deve lavorare nel campo che gli si confà, senza essere forzato sotto arbitrio a fare ciò che non gli si addice. E sopruso e dispotismo che i bambini si trovino nelle condizioni di lavoro degli adulti. E anche sopruso e dispotismo che la donna si trovi nella condizione di lavoro degli uomini. La libertà è che ogni essere umano apprenda le cognizioni che gli si confanno, e che lo qualificano ad un lavoro che gli si addice. Invece il dispotismo è che lessere umano apprenda le cognizioni che non gli si confanno e lo conducono a un lavoro che non gli si addice. Il lavoro che si confà alluomo non è sempre quello che si addice alla donna, e le cognizioni che si confanno al bambino non sono quelle che si addicono alladulto. Non vi è differenza nei diritti umani fra luomo e la donna e fra ladulto e il bambino, ma non vi è eguaglianza completa fra loro per i doveri cui devono assolvere. WOMAN It is an undisputed
fact that both man and woman are human beings. It follows
as a self-evident fact that woman and man are equal as
human beings. Discrimination between man and woman is a
flagrant act of oppression without any justification. For
woman eats and drinks as man eats and drinks ... Woman
loves and hates as man loves and hates ... Woman thinks,
learns and understands as man thinks, learns and
understands ... Woman, like man, needs shelter, clothing
and vehicles ... Woman feels hunger and thirst as man
feels hunger and thirst ... Woman lives and dies as man
lives and dies. But why are there man and woman? Indeed,
human society is composed neither of man alone nor of
woman alone. It is made up naturally of man and woman.
Why were not only men created? Why were not only women
created? After all, what is the difference between man
and woman? Why was it necessary to create man and woman?
There must be a natural necessity for the existence of
man and woman, rather than man only or woman only. It
follows that neither of them is exactly the other, and
the fact that a natural difference exists between man and
woman is proved by the created existence of man and
woman. This means, as a matter of fact, that there is a
role for each one of them, matching the difference
between them. Accordingly, there must be different
prevailing conditions for each one to live and perform
their naturally different roles. To comprehend this role,
we must understand the differences in the nature of man
and woman, namely the natural differences between them:
Woman is a female and man is a male. According to a
gynaecologist, woman menstruates or suffers feebleness
every month, while man, being a male, does not menstruate
and he is not subject to the monthly period which is a
bleeding. A woman, being a female, is naturally subject
to monthly bleeding. When a woman does not menstruate,
she is pregnant. If she is pregnant she becomes, due to
pregnancy, feeble for about a year, which means that all
her natural activities are seriously reduced until she
delivers her baby. When she delivers her baby or has had
a miscarriage, she suffers puerperium, a feebleness
attendant on delivery or miscarriage. As the man does not
get pregnant, he is not liable to the feebleness which
woman, being a female, suffers. Afterwards woman
breast-feeds the baby she bore. Breast-feeding continues
for about two years. Breast-feeding means that a woman is
so inseparable from her baby that her activity is
seriously reduced. She becomes directly responsible for
another person whom she helps to carry out his biological
functions, without which it would die. The man, on the
other hand, neither conceives nor breast-feeds. All these
innate characteristics form differences because of which
man and woman cannot be equal. These, in themselves, are
the realities that necessitate the distinction between
male and female, i.e. man and woman; they assign to each
of them a different role or function in life. This means
that man cannot replace woman in carrying out these
functions. It is worthy of consideration that these
biological functions are a heavy burden, causing woman
great effort and suffering. However, without these
functions which woman performs, human life would come to
an end. It follows that it is a natural function which is
neither voluntary nor compulsory. It is an essential
function, whose sole alternative is that human life would
come to a complete standstill. There is a deliberate
intervention against conception which is the alternative
to human life. In addition to that there is a partial
deliberate intervention against conception, as well as
against breast-feeding. All these are links in a chain of
actions against natural life, culminating in murder, i.e.
for a woman to kill herself in order not to conceive,
deliver and breastfeed, is within the realm of deliberate
interventions against the nature of life embodied in
conception, breastfeeding, maternity and marriage, though
they differ only in degree. To dispense with the natural
role of woman in maternity -- i.e. nurseries replacing
mothers -- is a start in dispensing with the human
society and transforming it into a biological society
with an artificial way of life. To separate children from
their mothers and to cram them into nurseries is a
process by which they are transformed into something very
close to chicks, for nurseries are similar to poultry
farms in which chicks are crammed after they are hatched.
Nothing else would be appropriate for man's nature, and
would suit his dignity, except natural motherhood, (i.e.
the child is raised by his mother ...) in a
family where the true principles of motherhood,
fatherhood and brotherhood prevail, rather than
in a centre similar to a poultry breeding farm. Poultry,
like the rest of the members of the animal kingdom, needs
motherhood as a natural phase. Therefore, breeding them
on farms similar to nurseries is against their natural
growth. Even their meat is closer to synthetic meat than
natural meat. Meat from mechanized poultry farms is not
tasty and may not be nourishing because the chicks are
not naturally bred, i.e. they are not raised in the
protective shade of natural motherhood. The meat of wild
birds is more tasty and nourishing because they grow
naturally and are naturally fed. As for children who have
neither family nor shelter, society is their guardian,
only for them should society establish nurseries and the
like. It is better for those to be taken care of by
society rather than by individuals who are not their
parents. If a test were carried out to discover the
natural propensity of the child towards his mother and
the nursery, the child would opt for his mother and not
the nursery. Since the natural tendency of a child is
towards his mother, she is the natural and proper person
to give the child the protection of nursing. Sending a
child to a nursery in place of his mother is coercion and
oppression against its free natural propensity. The
natural growth for all living things is free sound
growth. To substitute a nursery for a mother is coercive
action against free sound growth. Children who are driven
to a nursery are driven compulsorily or by exploitation
and simple-mindedness. They are driven to nurseries
purely by materialistic and not social considerations. If
coercion and childish simplemindedness were removed, they
would certainly reject the nursery and cling to their
mother. The only justification for such an unnatural and
inhuman process is the fact that the woman is in a
position unsuitable to her nature, i.e. she is compelled
to perform duties which are unsocial and antimotherhood.
The woman, whose nature has assigned to her a natural
role different from that of man, must be in an
appropriate position to perform her natural role.
Motherhood is the female's function, not the male's.
Consequently, it is unnatural to separate children from
their mother. Any attempt to take children away from
their mother is coercion, oppression and dictatorship.
The mother who abandons her maternity contradicts her
natural role in life. She must be provided with her
rights and conditions which are appropriate, non-coercive
and unoppressive. Thus she can carry out her natural role
under natural conditions. Anything else is a
self-contradictory situation. If the woman is forced to
abandon her natural role as regards conception and
maternity, she falls victim to coercion and dictatorship.
A woman who needs work that renders her unable to perform
her natural function is not free and is compelled to do
that by need, for in need freedom is latent.
Among suitable and even essential conditions which enable
the woman to perform her natural role, which differs from
that of man, are those very conditions which are proper
to a human being who is sick and burdened with pregnancy,
i.e. bearing another human being in her womb, which
renders her physically incapacitated. It is unjust to
place such a woman in this stage of maternity into
circumstances of physical work incompatible with her
condition. Such work is a punishment of woman for her
betrayal of maternity and of mankind. It is also a tax
she pays for entering the realm of men who are not, of
course, of her sex. The belief, including the woman's own
belief, that the woman carries out physical labour of her
own accord, is not, in fact, true. For she performs the
physical work only because the harsh materialistic
society has placed her, without her being directly aware,
in coercive circumstances. She has no alternative but to
submit to the conditions of that society while she thinks
that she works of her own accord. However, the rule that
'there is no difference between man and woman in every
thing' deprives her of her freedom. The phrase 'in every
thing' is a monstrous deception of woman. This idea will
destroy the appropriate and necessary conditions which
constitute the privilege which woman ought to enjoy apart
from man in accordance with her nature on which a natural
role in life is based. To demand equality between man and
woman in carrying heavy weights while the woman is
pregnant is unjust and cruel. To demand equality between
them in fasting and hardship, while she is
breast-feeding, is unjust and cruel. To demand equality
between them in any dirty work, which stains her beauty
and detracts from her femininity, is unjust and cruel.
Education that leads to work unsuitable for her nature is
unjust and cruel as well. There is no difference between
man and woman in all that concerns humanity. None of them
can marry the other against his or her will, or divorce
without a just trial. Neither the woman nor the man can
remarry without a previous agreement on divorce. The
woman is the owner of the house because it is one of the
suitable and necessary conditions for a woman who
menstruates, conceives, and cares for her children. The
woman is the owner of the maternity shelter, which is the
house. Even in the animal world, which differs in many
ways from that of man, and where maternity is also a duty
according to nature, it is coercion to deprive the young
of their mother or deprive the female of her shelter. A
woman is but a female. Being female means that she has a
biological nature different from that of man. The
female's biological nature differing, as it does, from
that of the male, has imparted to a woman characteristics
different from those of a man in form and essence. A
woman's anatomy is different from that of a man just as
the female in plants and animals are different from the
male. This is a natural and incontrovertible fact. In the
animal and plant kingdoms the male is naturally created
strong and tough, while the female is created beautiful
and gentle. These are natural and eternal characteristics
innate in these living creatures, whether called human
beings, animals or plants. In view of his different
nature and in line with the laws of nature, the male has
played the role of the strong and tough without
compulsion but simply because he is created in that way.
The female has played the role of the beautiful and the
gentle, not because she wanted to, but because she is
created so. This natural rule is just, partly because it
is natural, and partly because it is the basic rule for
freedom. For all living creatures are created free and
any interference with that freedom is coercion.
Non-commitment to these natural roles and a lack of
concern towards their roles amount to an act of
negligence and destruction of the values of life itself.
Nature has thus been designed in harmony with the
inevitability of life from what is being to what will
become. The living creature is a being who inevitably
lives until he is dead. Existence between the beginning
and the end is based on a natural law, without choice or
compulsion. It is natural. It is natural freedom. In the
animal, plant and human kingdoms there must be a male and
a female for life to occur from its beginning to its end.
They do not only exist but they have to play, with
absolute efficiency, the natural role for which they have
been created. If their role is not efficiently performed
there must be some defect in the course of life caused by
certain circumstances. This is the case of societies
nowadays almost everywhere in the world as a result of
confusing the roles of man and woman, i.e. as a result of
endeavours to transform a woman into a man. In harmony
with their nature and its purpose they must be creative
within their respective roles. For the opposite is
retrogressive. It is a trend against nature, which is as
destructive to the rule of freedom, as it is hostile to
both life and survival. Men and women must perform, not
abandon the role for which they are created. Abandoning
the role or even a part of it only occurs as a result of
coercive conditions, i.e. under abnormal conditions. The
woman who rejects pregnancy, marriage, make up and
femininity for reasons of health, abandons her natural
role in life under these coercive conditions of health.
The woman who rejects marriage, pregnancy or |