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BASE ECONOMICA DELLA TERZA TEORIA UNIVERSALE

Importanti e storiche evoluzioni si sono certo verificate per quanto concerne la soluzione del problema del lavoro e del costo del lavoro (cioè la soluzione del rapporto fra lavoratore e datore di lavoro, fra proprietari e lavoratori - produttori -, come ad esempio la limitazione delle ore lavorative, la retribuzione del lavoro straordinario, il diritto alle ferie, il riconoscimento di una paga base, la partecipazione del lavoratore agli utili e all’amministrazione, il divieto di licenziamento arbitrario, il diritto all’assistenza sociale, il diritto allo sciopero e quant’altro contenuto nelle leggi del lavoro e presente in quasi tutte le legislazioni contemporanee); rispetto ai precedenti si sono avuti anche nella concezione della proprietà, in quanto sono state elaborate norme che limitano il reddito ed altre che vietano la proprietà privata trasferendola allo stato. Malgrado però tutte queste evoluzioni, di evidente rilievo, nel susseguirsi delle problematiche economiche, il problema sostanzialmente persiste ancora, nonostante tutti i ritocchi, i miglioramenti, gli emendamenti e tutti gli altri sforzi che lo hanno reso meno pressante, rispetto a come si era manifestato nei secoli scorsi, tuttavia, pur realizzando molte delle aspettative dei lavoratori, il problema economico non è stato ancora risolto nel mondo. I tentativi compiuti per risolvere il problema delle proprietà non hanno risolto quello dei lavoratori in quanto produttori, che permangono ancora dei salariati, "anche se" la concezione della proprietà attraverso varie tappe intermedie, si è spostata dalla estrema destra alla estrema sinistra, con diverse posizioni intermedie.

[ Il salario ]

I tentativi operati in tema di salari non sono meno rilevanti di quelli operati nella concezione della proprietà che ha subito un ribaltamento. Il risultato dei tentativi che si sono operati in tema di salario sono i privilegi ottenuti dai lavoratori: una organica legislazione del lavoro, le difese dei sindacati. Questo come ha cambiato la situazione precaria in cui versavano i lavoratori all’inizio della rivoluzione industriale. Gli operai, i tecnici e il personale amministrativo col passare del tempo hanno ottenuto diritti ritenuti da sempre irraggiungibili, anche se in realtà il problema persiste ancora. Gli sforzi effettuati allo scopo di migliorare il trattamento salariale non sono stati risolutivi bensì sono stati tentativi artificiosi di riforma, più vicini alla beneficenza che al riconoscimento dei diritti dei lavoratori. Perché si da un salario ai lavoratori? Perché svolgono una attività produttiva a favore dei terzi, e cioè per conto di chi li assume al fine di realizzare una produzione. Pertanto i lavoratori non consumano il proprio prodotto, ma sono costretti a cederlo in cambio di un compenso, mentre una sua norma è che chi produce deve consumare. I lavoratori anche se il loro trattamento salariale è migliorato, permangono degli asserviti, indipendentemente dall’entità della retribuzione.

[ Precarietà dei salariati ]

Il salariato è come uno schiavo del padrone alle cui dipendenze permane temporaneamente e la cui schiavitù si manifesta fino a quando egli lavorerà alle sue dipendenze ed in cambio di un compenso. Ciò indipendentemente dal fatto che il datore di lavoro sia un individuo o lo stato. I lavoratori, nei loro rapporti individuali sia col singolo datore di lavoro sia con l’azienda produttrice, non sono altro che dei salariati, prescindendo dalla evoluzione che ha subito il concetto della proprietà. Infatti anche gli entri economici pubblici non offrono ai loro lavoratori dipendenti altro che paghe e altri servizi sociali assai simili alla carità che i ricchi titolari di un’azienda privata assegnano ai propri lavoratori.

[ Tutti i lavoratori sono dei salariati ]

E’ giusto dire che il reddito, quando deriva da un’azienda pubblica, è prerogativa della comunità e quindi anche dei lavoratori, contrariamente a quanto accade nelle aziende private, in cui il reddito è prerogativa esclusiva del titolare. Tuttavia questo avviene se consideriamo gli interessi generali della collettività e non gli interessi individuali dei lavoratori e se si suppone che il potere politico monopolizzatore della proprietà appartenga a tutta la gente, cioè sia potere di tutto il popolo, che viene esercitato tramite i congressi e i comitati popolari, e non potere di una sola classe, di un solo partito, o di una setta, tribù, famiglia, individuo e qualsivoglia forma di potere parlamentare. Malgrado tutto la remunerazione che va direttamente a tutti i lavoratori, sia essa sotto forma di salario, sia sotto forma di percentuale sugli utili, sia sotto forma di servizi sociali, è indicata a quella percepita dai lavoratori in un’azienda privata; pertanto sia i lavoratori che operano in un ente pubblico sia coloro che lavorano in una società privata, sono tutti dei salariati indipendentemente dal tipo di datore di lavoro.

[ Lavoratori e produzione ]

Così il processo evolutivo che ha caratterizzato il concetto di proprietà, spostandola da una mano all’altra, non ha risolto il problema del diritto che il lavoratore ha sulla produzione stessa che si è realizzata col suo apporto diretto e non per tramite della società o dietro salario; in realtà i lavoratori (produttori), nonostante si sia mutato il concetto di proprietà, restano ancora dei salariati. La soluzione definitiva rimane nell’abolizione del salario e nella liberazione dell’essere da questo genere di schiavitù; e cioè il ritorno alle norme naturali che hanno definito il rapporto prima del sorgere delle classi, e delle varie forma di governo e delle legislazioni elaborate dall’uomo.

[ La norma naturale ]

Le norme naturali sono l’unità di misura, il punto di riferimento, e l’unica fonte dei rapporti umani. Da queste norme naturali è scaturito un socialismo naturale fondato sulla eguaglianza tra gli elementi che concorrono alla produzione economica. L’applicazione di questo principio ha consentito di distribuire quasi equamente tra gli individui i prodotti della natura. Al contrario lo sfruttamento del proprio simile da parte dell’individuo, il possesso di beni in misura superiore al proprio fabbisogno costituiscono l’abbandono della norma naturale, l’inizio della corruzione e della deviazione dai valori fondamentali e segna il sorgere della società dello sfruttamento.

[I fattori produttivi ]

Analizzando i fattori produttivi nel tempo, rileviamo che essi sono costituiti da tre elementi fondamentali:

- materia di produzione

- mezzo di produzione

- produttore.

Il principio naturale di eguaglianza si fonda sul fatto che ad ogni elemento che ha partecipato alla produzione spetta una parte. Infatti la produzione in oggetto si può realizzare soltanto con il concorso di ogni singolo elemento senza il quale la produzione stessa non avrebbe luogo.

[ Ripartizione del prodotto ]

Dato che il ruolo di detti elementi nel processo produttivo è necessario e fondamentale, nella stessa misura è ovvio che gli stessi hanno pari diritti sulla produzione effettuata. Il predominio di una parte sull’altra contrasta con la norma naturale della eguaglianza ed è una violazione dei diritti altrui. Perciò ad ogni elemento spetta una quota - parte, indipendentemente dagli elementi stessi. Se troviamo che un’attività produttiva è realizzata solo da due elementi, ad ogni elemento spetta la metà della produzione. E se invece l’operazione viene compiuta da tre elementi, ad ognuno di essi ne spetterà un terzo e così via.

[ L’evoluzione industriale ]

Applicando questa norma naturale sulla realtà del passato e del presente troviamo quanto segue:

nella fase della produzione manuale il processo produttivo si realizza grazie al concorso delle materie prime e dell’intervento dell’uomo. Poi via via si introducono i mezzi di produzione adottati dall’uomo nei diversi processi produttivi. Questi mezzi nel tempo si avvicendano passando dall’animale alle macchine. Dalle materie prime più elementari e meno costose si passa alle più complesse e alle più costose. Come l’uomo da semplice operaio si evolve e diviene tecnico o ingegnere, così da folti gruppi di lavoratori emerge un numero limitato di tecnici. La modificazione quantitativa e qualitativa degli elementi della produzione non ha cambiato essenzialmente il ruolo degli stessi che rimane nel processo produttivo necessariamente invariato. Ad esempio: il ferro grezzo che costituiva anticamente e costituisce ancora oggi un elemento della produzione, era lavorato dapprima con un sistema primitivo: il fabbro produceva manualmente un coltello, un piccone o una lama e via di seguito, mentre ora gli ingegneri e i tecnici lavorano lo stesso ferro con metodi industriali e per mezzo di altri forni producono macchinari, motori e veicoli di ogni genere. Alla stessa stregua l’animale (cavallo, mulo, cammello o qualsiasi animale di fatica) che costituiva un elemento della produzione ora è sostituito dalle grosse fabbriche e da potenti macchinari. Così pure gli utensili primitivi sono stati sostituiti da complicate attrezzature tecniche. Tuttavia i fattori naturali e fondamentali della produzione, nonostante gli enormi mutamenti sono rimasti essenzialmente costanti e la stabilità del loro rapporto fa della norma naturale la giusta base insostituibile per la soluzione del problema economico in forma definitiva; e ciò spiega il fallimento dei precedenti tentativi storici che non hanno tenuto conto di questi fondamenti naturali.

[ I tentativi delle teorie passate ]

Le teorie storiche precedenti si sono occupate del problema economico solo dal punto di vista dell’appartenenza dei fattori produttivi e dei salari rispetto alla produzione, senza riuscire a chiarire l’essenza della produzione stessa. Gli elementi caratterizzanti dei sistemi economici esistenti ancora oggi nel mondo si fondano sul salario. Tali sistemi escludono il lavoratore da qualsiasi diritto sulla produzione realizzata con il suo diretto intervento. Sia essa realizzata per conto della collettività oppure per conto di una azienda privata.

[ Interazione delle componenti produttive ]

Nelle aziende industriali i processi produttivi poggiano su materie di produzione, impianti di produzione e attraverso i lavoratori. La produzione si ottiene mediante l’uso di macchinari che può aver luogo soltanto con l’intervento dei lavoratori. La lavorazione delle materie prime, la produzione di prodotti finiti pronti per l’uso, si ottengono attraverso il processo produttivo ed il processo produttivo stesso non avrebbe avuto luogo senza l’apporto di materie prime, della fabbrica e dei lavoratori. Infatti, escludendo dal processo produttivo le materie produttive, la fabbrica non avrebbe cosa produrre. Mancando la fabbrica le materie prime non potrebbero subire alcun processo di trasformazione. E senza l’intervento dei lavoratori (produttori) la fabbrica non potrebbe funzionare. Da qui assistiamo ad un processo di compartecipazione a livello produttivo da parte di tutti e tre gli elementi in eguale misura. Infatti senza la presenza di tutti e tre gli elementi non potrebbe aver luogo alcun processo produttivo; atteso che il singolo elemento preso individualmente non esprime alcuna capacità produttiva, così pure due di questi elementi, in mancanza del terzo. La norma naturale presuppone che nel processo produttivo il contributo dei tre elementi sia paritetico; pertanto non è importante la materia o la fabbrica singolarmente considerata ma è altresì importante la presenza del lavoratore (produttore).

[ La produzione agricola ]

Ciò vale anche per il processo produttivo in agricoltura che si compie attraverso l’intervento dell’uomo sulla terra senza l’uso di un terzo mezzo. Ciò vale anche esattamente per le attività produttive nei settori artigianali. Alla produzione in questo caso concorrono solo due elementi. Se invece viene usato il mezzo meccanico o qualcosa del genere per l’agricoltura, in tal caso al processo produttivo vengono a concorrere tutti e tre gli elementi; la terra, il coltivatore, il macchinario che viene adoperato per la coltivazione della terra. Così si attua un sistema socialista al quale si attiene tutto il processo produttivo fondato su questa norma naturale.

[ I produttori sono i lavoratori ]

I produttori sono i lavoratori e sono così chiamati perché le parole lavoratori, manovali, o classe operaia, si considerano al di fuori della realtà attuale. In base alla definizione tradizionale i lavoratori attraversano continuamente un processo evolutivo sia quantitativamente che qualitativamente, e la classe operaia è in diminuzione graduale e continua, conformemente all’evolversi delle tecnologie e delle scienze. Lo sforzo che era richiesto ad un numero elevato di lavoratori, oggi si sostituisce con l’uso del macchinario, e l’uso della macchina richiede un numero minore di operatori. Questo è il cambiamento quantitativo delle forze lavoratrici. Così pure la macchina richiede capacità tecnica invece di quella fisica. Quest’ultimo costituisce il cambiamento qualitativo delle forze lavoratrici .

[ Qualificazione della mano d’opera ]

Una nuova forza produttrice è divenuta fattore della produzione, la mano d’opera si è trasformata passando da uno stadio di manovalanza ignorante ad un ristretto gruppo di tecnici, ingegneri e specialisti. Conseguentemente i sindacati degli operai scompariranno e saranno sostituiti dai sindacati di ingegneri, di benessere per l’umanità e grazie a ciò l’analfabetismo sarà assorbita progressivamente dal processo scientifico. Tuttavia l’uomo nella sua nuova forma rimarrà sempre un elemento fondamentale del processo produttivo.

Il bisogno

La libertà dell’uomo è incompleta se da un altro uomo dipendono i suoi bisogni. Lo stato di necessità può far diventare l’uomo schiavo di un altro uomo. Lo sfruttamento è motivato dal bisogno, che è un problema reale. Il conflitto ha inizio quando qualche altra parte è arbitra dei bisogni dell’uomo.

La casa

La casa è una necessità per l’individuo e la sua famiglia. Pertanto deve essere di proprietà di chi la abita. Non vi è libertà alcuna per l’uomo che vive in una casa appartenente ad un altro sia che paghi o no il canone. I tentativi operati dai governi allo scopo di risolvere il problema dell’alloggio non costituiscono una soluzione del problema perché non mirano ad una soluzione radicale e definitiva, in quanto non tengono conto della necessità primordiale dell’uomo di possedere un alloggio proprio. Al contrario detti tentativi si limitano a trattare semplicemente sull’entità del canone al fine di diminuirlo, aumentarlo o comunque ristrutturarlo sia che il rapporto di locazione si intrattenga con un privato sia che si intrattenga con un ente pubblico. Nella comunità socialista non è ammesso che i bisogni dell’uomo siano alla mercé di alcuno, anche se questi sia la collettività stessa. Nessuno ha il diritto di costruire una casa in più della propria e di quella dei suoi eredi, allo scopo di cederla in locazione. Quella casa non è altro che un bisogno di un altro uomo, e costruirla allo scopo di cederla in affitto è un inizio di sopraffazione del bisogno altrui: significa conculcare un bisogno di quell’uomo stesso. Nel bisogno scompare la libertà.

[ Il sostentamento ]

Il sostentamento è una necessità assoluta per l’uomo. Non è ammissibile, in una società socialista, che per l’appagamento dei propri bisogni l’uomo debba dipendere da un compenso sotto forma di salario o di carità da qualsiasi parte essi vengano. Nella società socialista non dovrebbero esserci salariati, ma associati, poiché i proventi sono prerogativa personale dell’individuo, sia nel caso in cui li procuri da se stesso nei limiti delle sue esigenze, sia che detti proventi costituiscano una parte della produzione nella quale l’individuo stesso è un elemento fondamentale. In ogni caso i proventi non possono derivare da un salario percepito per una attività produttiva effettuata per conto di terzi.

[ Il mezzo di trasporto ]

Il mezzo di trasporto è una necessità per l’individuo e per la sua famiglia ed esso non deve essere di proprietà altrui. Nella società socialista non è consentito al singolo individuo o ad altri di possedere mezzi di trasporto da noleggiare, perché questo costituirebbe un invadere i bisogni degli altri.

[ La terra ]

La terra non è proprietà di nessuno, ma è permesso ad ognuno di sfruttarla, godendone i benefici mediante il lavoro, l’agricoltura e il pascolo. Tutto questo nel corso della propria vita, e quella dei propri eredi, nel limite del lavoro personale (senza assumere altri a pagamento o gratuitamente) e nel limite della soddisfazione dei propri bisogni. Se la proprietà della terra fosse permessa, nessun altro, all’infuori dei proprietari esistenti, troverebbe il soddisfacimento dei propri bisogni. La terra è un bene immobile, mentre coloro che ne traggono beneficio sono soggetti, col passare del tempo, a mutamenti in ordine alla professione, alla capacità, e alla esistenza.

[ La nuova collettività socialista ]

Il fine della nuova collettività socialista è la formazione di una comunità felice perché libera. Ciò non potrebbe essere realizzato se non con la soddisfazione dei bisogni materiali e morali dell’uomo, attraverso l’affrancamento di questi bisogni del predominio e dell’arbitrio degli altri. Il soddisfacimento dei bisogni deve essere compiuto senza lo sfruttamento o la schiavitù degli altri, il che andrebbe contro i fini della nuova società socialista. L’uomo della nuova società, o lavora per conto proprio, per assicurare il soddisfacimento dei propri bisogni materiali, o lavora in un’azienda socialista, ove lui stesso è socio nella produzione, oppure lavora prestando dei servizi generali per la società, là dove questa gli garantirà il soddisfacimento dei suoi bisogni materiali. L’attività economica della nuova società socialista è un’attività produttiva allo scopo di soddisfare le esigenze materiali, e non è un’attività improduttiva o procacciatrice di lucro al fine di accumulare risparmi eccedenti la soddisfazione di quelle necessità. Ciò non è compatibile con le nuove strutture socialiste.

[ Lo scopo lecito dell’attività economica ]

Lo scopo lecito dell’attività economica degli individui è quello di soddisfare i loro bisogni, dato che sia la ricchezza nel mondo sia quella esistente in ogni società a sé stante sono pressoché limitate in ogni fase. E perciò nessun individuo ha il diritto di compiere un’attività economica con l’intento di impossessarsi di un quantitativo di ricchezza eccedente ai suoi bisogni è prerogativa di altri individui. Tuttavia a questo individuo spetta il diritto di risparmiare nell’ambito di quanto prodotto personalmente da lui, e non dal lavoro altrui, o a spese dei bisogni altrui. Perché se fosse lecito compiere un’attività economica all’infuori del soddisfacimento dei propri bisogni il risultato sarebbe che ogni uomo possiederebbe più di quanto è necessario per il soddisfacimento dei suoi bisogni, escludendo gli altri dell’appagamento dei propri bisogni.

[ Il risparmio eccedente ai bisogni e lo sfruttamento ]

Il risparmio eccedente la misura per il soddisfacimento dei propri bisogni diventa privazione del soddisfacimento dei bisogni di un altro nell’ambito della ricchezza della collettività. L’essenza dello sfruttamento consiste:

- nel consentire all’attività produttiva privata di conseguire risparmi in misura maggiore di quella necessaria per il soddisfacimento dei bisogni;

- nel permettere l’assunzione di altri per il soddisfacimento dei propri bisogni;

- nell’assumere ancora altri per ottenere qualcosa di più nell’appagamento delle proprie necessità;

- nell’imporre a un uomo di soddisfare altrui bisogni o di procurare risparmi per altri limitando i propri bisogni.

[ Il lavoro dietro compenso ]

Il lavoro dipendente oltre ad essere una schiavitù dell’uomo, come abbiamo accennato, è un lavoro privo di incentivo al lavoro stesso, perché il lavoratore (produttore) è un salariato e non un socio. Chi lavora per conto proprio è maggiormente dedito al suo lavoro produttivo, avendo a incentivo nel dedicarsi al proprio lavoro l’agire per soddisfare i propri bisogni materiali, chi lavora in un’azienda socialista è socio dell’azienda, ed è altresì dedito al suo lavoro produttivo, poiché da quella produzione dovrà trarne di che soddisfare i propri bisogni. Chi invece lavora alle dipendenze degli altri non ha incentivo che lo spinga al lavoro. Il lavoro salariato mette in crisi l’incremento e lo sviluppo della produzione. Ciò accade sia quando è svolto in una attività di servizi sia quando si esplica in una attività produttiva. Esso è soggetto ad un continuo deterioramento in quanto si fonda sul sacrificio dei salariati.

Esempi

- di lavoro retribuito effettuato per conto della comunità,

- di lavoro effettuato per conto privato,

- di lavoro non remunerato.

1° Esempio:

A: Un lavoratore produce dieci mele per conto della comunità e da questa percepisce una sola mela in cambio della sua produzione. E ciò soddisfa esattamente i suoi bisogni.

B: Un lavoratore produce dieci mele per conto della comunità, ed ottiene dalla comunità una sola mela in cambio della sua produzione, ma ciò non basta per soddisfare i suoi bisogni.

2° Esempio:

Un lavoratore produce dieci mele per conto di un altro individuo e percepisce un compenso inferiore al prezzo di una sola mela.

3° Esempio:

Un lavoratore produce dieci mele per se stesso.

Risultato:

1 A: Il lavoratore non aumenterà la sua produzione, perché anche aumentando la produzione non otterrà per se stesso che una sola mela, sufficiente a soddisfare i suoi bisogni. E così vediamo che tutte le forze lavoratrici, che compiono dei lavori per conto della società sono sottoposte (psicologicamente ed automaticamente) a una continua recessione.

1 B: Non ha incentivo a produrre, perché produce per la comunità, senza che egli ottenga ciò che soddisfi i suoi bisogni; egli continua a lavorare senza stimolo, costretto a sottostare alle condizioni del lavoro in tutta la società. Questo è lo stato di tutti gli individui che compongono quella società.

Non lavora addirittura per produrre, ma lavora per ottenere una remunerazione, e dato che questa remunerazione è minore del suo fabbisogno, o egli cercherà un altro padrone per offrirgli il suo lavoro a maggior prezzo del primo, oppure sarà costretto a continuare il suo lavoro, per sopravvivere.

Il terzo è l’unico che produce senza recessione e costrizione alcuna.

Nella società socialista non ci sono infatti possibilità di produzione individuale al di sopra del soddisfacimento dei bisogni personali. In essa non è permesso di soddisfare i propri bisogni a spese degli altri. Le istituzioni socialiste lavorano per soddisfare i bisogni della società. Così troviamo che il terzo esempio illustra la condizione ottimale della produzione, mentre in tutti gli altri casi la produzione continua, solo per necessità di sopravvivenza. Non c’è esempio più chiaro di quello delle società capitalistiche dove la produzione si accumula, si ingrandisce e rimane sempre in mano ad un numero minore di proprietari, i quali non lavorano, ma sfruttano il lavoro della classe operaia che viene costretta a produrre per vivere. Il "Libro Verde" non risolve semplicemente il problema materiale della produzione, ma indica la direzione della soluzione completa dei problemi della società, in modo da liberare l’individuo, materialmente e moralmente, per la definitiva realizzazione della sua felicità.

Altri esempi:

Se si suppone che la ricchezza della società è di dieci unità ed il numero dei membri di questa società è pari a dieci elementi, la parte di ricchezza spettante ad ogni individuo è di 10:10 uguale a 1 derivante dal complesso delle unità disponibili della ricchezza sociale. Se invece un numero di individui di questa società possedesse più di una unità di ricchezze, gli altri individui ne sarebbero privati, perché i primi sarebbero in possesso della loro parte. Ciò spiega l’esistenza di ricchi e poveri nella società dello sfruttamento. Se ammettiamo che cinque individui di questa società posseggano due unità ciascuno, gli altri cinque individui rimarrebbero privi della loro parte. Sarebbe a dire che il 50% è stato privato del diritto alla sua ricchezza, per il fatto che l’unità in più posseduta da ognuno dei primi cinque è la parte spettante agli altri cinque.

[ L’accumulazione di ricchezza ]

Ciò di cui abbisogna un individuo per soddisfare i propri bisogni è una unità della ricchezza complessiva della società. Ora, l’individuo che possiede più di una unità di questa ricchezza è in realtà responsabile di avere limitato il diritto di altri individui alla loro parte di ricchezza e non ha fatto altro che accumulare realizzando ciò in danno dei bisogni altrui. Tutto ciò è alla base dell’attività di coloro che accumulano risparmio senza consumare, cioè che risparmiano in una misura superiore a quanto dovuto per il soddisfacimento dei loro bisogni. Da qui scaturisce la formazione di nuclei di persone che chiedono di soddisfare i propri bisogni e rivendicano il loro diritto alla propria quota di ricchezza nella società di cui fanno parte, senza ottenere nulla. La privazione della loro quota di ricchezza è un vero furto, anche se fatto allo scopo e legale, secondo le norme inique e sfruttatrici che governano la società. Tutto quanto va oltre il soddisfacimento dei propri bisogni rimane in definitiva proprietà di tutti i membri della collettività. A ciascun individuo è consentito di risparmiare ciò che vuole, soltanto nell’ambito del proprio fabbisogno, in quanto l’accumulo di risparmio in misura maggiore, è a detrimento della ricchezza collettiva. La gente abile e intelligente non ha il diritto di appropriarsi delle unità di ricchezza altrui per via della propria abilità e intelligenza, tuttavia può utilizzare quelle qualità per soddisfare i deficienti e gli incapaci non perciò devono essere privati di quella stessa parte della ricchezza sociale di cui godono i sani.

[ La ricchezza della società ]

La ricchezza della società assomiglia ad un ente o ad un deposito di alimentari, che offre quotidianamente ad un numero di persone un certo quantitativo di approvvigionamenti sufficienti a soddisfare giornalmente i propri bisogni. Ogni individuo può risparmiare o consumare della sua parte ciò che desidera! Così facendo egli sfrutta le sue capacità personali e la sua intelligenza. Colui che sfrutta la sua abilità allo scopo di ottenere dal magazzino di approvvigionamento maggiori quantità al fine di aggiungerle a ciò di cui aveva bisogno, indubbiamente è un ladro. Perciò chi adopera la sua intelligenza per impossessarsi di una ricchezza in misura maggiore di quella necessaria per il soddisfacimento dei suoi bisogni lede in realtà un diritto di tutti: la ricchezza della società, pari in questo caso al succitato magazzino di approvvigionamenti. Nella nuova società socialista non si ammettono disparità nella distribuzione della ricchezza tra individui. Solo a coloro che prestano servizi generali, la società disporrà di una data parte di ricchezza in proporzione alle loro prestazioni. Le unità di ricchezza assegnate a questi individui saranno ripartite in proporzione dei maggiori servizi prestati da ciascuno di essi.

[ Finalità della nuova società socialista]

Queste esperienze storiche hanno generato una nuova esperienza, quale finale coronamento vittorioso della lotta dell’uomo per il completamento della sua libertà, la realizzazione della sua felicità e il soddisfacimento delle sue esigenze. Si rimuove così ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e si viene a realizzare un sistema idoneo per un’equa distribuzione della ricchezza della società, in modo da consentire all’individuo di lavorare per se stesso, per il soddisfacimento dei propri bisogni, facendo a meno di ogni altro e non appropriandosi di ciò che è degli altri. Questa è la teoria della liberazione dell’uomo attraverso il soddisfacimento dei propri bisogni. Pertanto la nuova società socialista non è altro che la conseguenza dialettica degli iniqui rapporti regnanti nel mondo. Da essa sono scaturiti nuovo principi naturali: la proprietà può essere privata nella misura in cui viene a soddisfare i bisogni dell’individuo, senza l’intervento di altri ; e vi è altresì una proprietà socialista in cui i produttori sono soci nel processo produttivo. Questo sistema sostituisce il principio della proprietà privata fondata sulla produzione da essi realizzata dal momento che il loro rapporto si esaurisce con la corresponsione del salario. Colui che possiede la casa in cui un individuo abita, o il mezzo di trasporto che lo stesso individuo usa, e gli elargisce il sostentamento con cui costui vive, in definitiva possiede la sua libertà o una parte di essa. Essendo però la libertà indivisibile l’uomo per essere felice ha bisogno di essere libero. E per essere libero deve essere in condizione di possedere ciò con cui soddisfare da sé i propri bisogni. Colui che possiede i beni necessari al soddisfacimento dei bisogni di un individuo è in condizione di dominarlo, di sfruttarlo, e di ridurlo alla schiavitù, nonostante ogni legge che lo vieti. I bisogni materiali fondamentali dell’uomo vanno dal vestiario e il cibo, fino al mezzo di trasporto e la casa, quale proprietà privata ed inalienabile. Non è ammesso che questa sia presa in locazione da alcuno dietro compenso poiché ciò dà la facoltà al proprietario di intromettersi nella vita privata dell’individuo, impedendogli il soddisfacimento dei suoi bisogni e disponendo ad arbitrio della sua libertà e felicità. Così il proprietario dei vestiti presi in affitto può spogliarlo magari in mezzo alla strada lasciandolo nudo, o il titolare del mezzo di trasporto può toglierlo e lasciare in mezzo la strada chi lo sta usando, oppure anche il proprietario della casa, lasciando senza riparo l’individuo che la abita. E’ una beffa che i bisogni dell’uomo siano regolati mediante procedure legali, amministrative o simili, mentre su di essi sostanzialmente si fonda la società stessa in base a norme naturali. L’obiettivo della società socialista è la felicità dell’essere che non si realizza se non nell’ambito delle libertà materiali e morali. La realizzazione di dette libertà dipende dal modo in cui l’uomo è padrone delle sue cose, in modo che deve essere sicuro ed inalienabile. Pertanto ciò che deve soddisfare i bisogni di un individuo non deve essere proprietà di altri, roba esposta ad essere sottratta all’uomo da qualunque parte della società. Altrimenti, l’individuo vive in uno stato d’ansia che gli porta via la felicità, riducendolo ad essere non libero che vive nella paura di interferenze esterne. La trasformazione delle società contemporanee da società di salariati a società di soci, è fatale conseguenza dialettica delle tesi economiche contrastanti esistenti nel mondo di oggi, ed è anche fatale conseguenza delle ingiustizie inerenti al sistema salariale, e non ancora risolte. Le forze incombenti dei sindacati dei lavoratori nel mondo capitalista, costituiscono una garanzia per la trasformazione delle società capitalistiche da società di salariati in società di associati. La rivoluzione per la realizzazione del socialismo ha inizio nel m omento in cui i lavoratori (produttori) prenderanno possesso delle parti loro spettanti nella produzione che essi stessi realizzano. A questo punto il motivo degli scioperi dei lavoratori cambierà: da una richiesta di aumento di salario si passerà ad una richiesta di partecipazione alla produzione. Seguendo i principi del "Libro Verde" tutto questo prima o poi sarà una realtà.


THE ECONOMIC BASIS OF THE THIRD UNIVERSAL THEORY

Important historical developments have taken place which contribute to solving the problem of work and wages, i.e. the relationship between the workers and the employers, between the producers and the owners. The developments include fixed working-hours, wages for additional work, different types of leave, minimum wages, profit sharing and participation in administration. In addition, arbitrary dismissal has been outlawed and social security has been guaranteed, along with the right to strike and whatever other provisions are found in almost all modern labour laws. Of no less significance are the changes in the field of ownership such as the emergence of systems limiting income or outlawing private ownership and transferring it to the state. Despite all these not inconsiderable developments in the history of the economic problem, nevertheless the problem still basically exists. The modifications, improvements, provisions and other measures have made the problem less severe than it was in past centuries by gaining many advantages for the workers. Yet, the economic problem has not been solved. All the attempts which have concentrated on ownership have not solved the problem of producers. They are still wage-workers, even when ownership has been transferred from the extreme right to the extreme left or has been given various intermediate positions. Attempts to improve wages are as important as those which lead to the transference of ownership. The benefits received by workers, guaranteed by legislation and protected by Trade Unions are all that have been achieved in tackling the problem of wages. Thus the hard conditions of the producers immediately after the Industrial Revolution have been transformed, and, in the course of time workers, technicians and administrators have gained previously unattainable rights. However, the economic problem still, in fact, exists. This attempt confined to wages was certainly not a solution at all. It is an artificial attempt, aimed merely at reform, more of a charity than a recognition of the right of workers. Why are the workers given wages? Because they carry out a production process for the benefit of others who hire them to produce a certain product. In this case, they have not consumed their production, but have been obliged to surrender it for a wage. The sound rule is: 'He who produces is the one who consumes.' Wage-workers are a type of slave, however improved their wages may be. The wage-worker is like a slave to
the master who hires him. He is even a temporary slave, since his slavery lasts as long as he works for wages from the employer, whether the latter is an individual or a state. The workers' relationship with the owner of the productive establishment as regards their own interests is one and the same ... Under all conditions prevailing now in the world they are wage-workers, even though ownership varies . . . from the right to the left. The public economic establishment itself gives to its workers only wages and other social benefits; and these do not differ from the charity granted to the workers by the rich, the owners of private economic corporations. The argument that, in the case of public ownership, income reverts to society, including the workers, in contrast to the case of the private corporation where income reverts only to its
owner, is valid. This is so provided that we take into consideration the general interests of the society rather than the particular interests of the workers, and provided that we assume that the political authority which monopolizes ownership is the authority of all the people, that is to say the authority of the people in their entirety, as practised through their popular congresses, people's committees and professional syndicates rather than the authority of one class, one party, group of parties, sect, family, tribe, individual or any other representative authority. However, what is received directly by the workers, as regards their own interests, in the form of wages, percentage of the profit or social benefits, is the same as is received by the workers in the private corporation. That is to say, workers in both public and private establishments are equally wage-workers though the owners differ. Thus the change in ownership from one type to another has not solved the
problem of the workers' right in what has been produced directly by himself, and not by society or for wages. The proof is that the producers are still wage-workers despite the change in ownership. The ultimate solution is to abolish the wage-system, emancipate man from its bondage and return to the natural law which defined relationships before the emergence of classes, forms of government and man-made laws. The natural rules are the measure, the reference book and the sole course in human relations. Natural law has led to natural socialism based on equality among the economic factors of production and has almost brought about, among individuals, consumption equal to nature's production. But the exploitation of man by man and the possession by some individuals of more of the general wealth than they need is a manifest departure from natural law and the beginning of distortion and corruption in the life of the human community. It is the beginning of the emergence of the society of exploitation. If we analyse the economic factors of production from ancient times till now we always find that they are composed of these essentials: raw materials, an instrument of production and a producer. The natural rule of equality is that each of the factors has a share in this production, for if any of them is withdrawn, there will be no production. Each factor has an essential role in the process of production and without it production comes to a halt. As long as each factor is essential and fundamental, they are all equal in their essential character within the process of production. Therefore they all should be equal in their right to what is produced. The encroachment of one factor on another is opposed to the natural rule of equality, and is an attack on the right of others. Each factor, then, has a share regardless of the number of factors. If we find a process of production which can be performed by only two factors, each factor shall have half of the production. If it is carried out by three factors, each shall have a third of the production and so on ... Applying this natural rule to both ancient and modern situations we find the following: In the state of manual production the productive process involved raw materials, and man, the producer. Later, an instrument of production intervened between the two and man used it in the productive process. The animal may be considered as an example of the instrument as a power unit. It, then, developed and the machine replaced the animal. Raw materials increased in kind and quantity, from cheap simple materials to valuable complex ones. Likewise man developed from an ordinary worker into a technician and an engineer and a large number of workers began to be replaced by a few technicians. Although the factors of production have quantitatively and qualitatively changed, the essential role of each factor has not changed. For example, the iron-ore which is one of the factors of production, both past and present, was primitively manufactured by the ironsmith to produce a knife, an axe or a spear ... etc. The same iron-ore is now manufactured in big furnaces, and from it engineers and technicians produce machines, engines and all kinds of vehicles. The animal -- the horse, the mule or the camel and the like -- which was one of the factors of production has now been replaced by the vast factory and huge machines. The means of production which were formerly primitive tools have now become sophisticated technical equipment. The essential natural factors of production are basically stable despite their great development. The essential stability of the factors of production makes the natural rule sound. It is inevitable, after the failure of all previous historical attempts, which disregarded natural law, to return to it in order, finally, to solve the economic problem. The previous historical theories tackled the economic problem either from the angle of the ownership of one of the factors of production only or from the angle of wages for production only. They have not solved the real problem, namely the problem of production itself. Thus the most important characteristic of the economic systems prevailing in the world today is the wage system which deprives the worker of any right in his production whether it is produced for society or for a private establishment. The industrial establishment is based on raw materials, machines and workers. Production is the outcome of the workers' use of the machines in the factory to manufacture raw materials. In this way, the finished goods pass through a process of production which would have been impossible without the raw materials, the factory and the workers. So if we take away the raw materials, the factory cannot operate; if we take away the factory, the raw materials will not be manufactured and if we remove the producers, the factory comes to a halt. The three factors are equally essential in the process of production. Without these three factors there will be no production. Any one factor cannot carry out this process by itself. Even two of these factors cannot carry it out. The natural rule in this case requires that the shares of the three factors in the production be equal, i.e. the production of such a factory is divided into three shares, a share for each of the factors of production. It is not only the factory which is important, but also those who consume its production. The same is the case in the process of agricultural production. That which involves man and land without a third factor, the instrument, is exactly like the manual process of industrial production. Here production is only divided into two shares in accordance with the number of factors of production. But if an agricultural machine or the like is used, production is divided into three shares: the land, the farmer and the instrument used in the process of agriculture. Thus a socialist system is established to which all processes of production are subjected, by analogy with this natural rule. The producers are the workers. We call them 'producers' because the words 'workers', 'employees' or 'toilers' are no longer applicable. The reason is that workers, according to the traditional definition, are quantitatively and qualitatively changing. The working class is continually declining as science and machines develop. Strenuous tasks which previously had to be performed by a number of workers are now done by machines. To run a machine requires a smaller number of workers. This is the quantitative change in the labour force, while the qualitative change necessitated the replacement of a physical force by technical skill. A power which is totally concerned with producing has now become one of ,the factors of production. As a result of these developments the workers have changed from a multitude of ignorant toilers into a limited number of technicians, engineers and scientists. Consequently, Trade Unions will disappear to be replaced by professional and technical syndicates because scientific development is an irreversible gain to humanity. Through such scientific development, illiteracy will be eradicated and the ordinary worker as a temporal phenomenon will gradually disappear. However, man, in his new form, will always remain an essential factor in the process of production.

NEED

Man's freedom is lacking if somebody else controls what he needs. For need may result in man's enslavement of man. Need causes exploitation. Need is an intrinsic problem and conflict grows out of the domination of man's needs. The house is a basic need of both the individual and the family. Therefore, it should not be owned by others. There is no freedom for a man who lives in another's house, whether he pays rent or not. All attempts made by various countries to solve the problem of housing are not solutions at all. The reason is that those attempts do not aim at the radical and ultimate solution of man, which is the necessity of his owning his own house. The attempts have concentrated on the reduction or increase of rent and its standardization, whether at public or private expense. In the socialist society no one, including the society itself, is allowed to have control over man's need. No one has the right to build a house, additional to his own and that of his heirs, for the purpose of renting it, because the house represents another person's need, and building it for the purpose of rent is an attempt to have control over the need of that man and 'In Need Freedom is Latent'.
The income is an imperative need for man. Thus the income of any man in the society should not be a wage from any source or a charity from anyone. For there are no wage-workers in the socialist society, only partners. Your income is a form of private ownership. You manage it by yourself either to meet your needs or to share in the production, where you are one of its main factors. Your share will not be used as a wage paid for any person in return for production. The vehicle is a necessity both to the individual and the family. Your vehicle should not be owned by others. In the socialist society no man or any other authority can possess private vehicles for the purpose of hiring them out, for this is domination of the needs of others.

LAND

Land is no one's property. But everyone has the right to use it, to benefit from it by working, farming or pasturing. This would take place throughout a man's life and the lives of his heirs, and would be through his own effort without using others with or without wages, and only to the extent of satisfying his own needs. If possession of land is allowed, only those who are living there have a share in it. The land is permanently there, while, in the course of time, users change in profession, in capacity and in their presence. The purpose of the new socialist society is to create a society which is happy because it is free. This can be achieved through satisfying the material and spiritual needs of man, and that, in turn, comes about through the liberation of these needs from outside domination and control. Satisfaction of these needs must be attained without exploiting or enslaving others, or else, it will contradict the purpose of the new socialist society. Man in the new society works for himself to guarantee his material needs, or works for a socialist corporation in whose production he is a partner, or performs a public service to the society which provides his material needs. Economic activity in the new socialist society is productive activity for the satisfaction of material needs. It is not unproductive activity or an activity which seeks profit in order, after satisfying material needs, to save the surplus. That is impossible under the rules of the new socialism. The legitimate purpose of the individual's economic activity is solely to satisfy his needs. For the wealth of the world has limits at each stage as does the wealth of each individual society. Therefore no individual has the right to carry out economic activity in order to acquire more of that wealth than is necessary to satisfy his needs, because the excess amount belongs to other individuals. He has the right to save from his needs and from his own production but not from the efforts of others nor at the expense of their needs. For if we allow economic activity to extend beyond the satisfaction of needs, one person will only have more than his needs by preventing another from obtaining his. The savings which are in excess of one's needs are another person's share of the wealth of society. To allow private production for the purpose of acquiring savings that exceed the satisfaction of needs is exploitation itself, as in permitting the use of others to satisfy your own needs or to get more than your own needs. This can be done by exploiting a person to satisfy the needs of others and making savings for others at the expense of his needs. Work for a wage is, in addition to being an enslavement of man as mentioned before, work without incentives because the producer is a wage-worker rather than a partner. Whoever works for himself is certainly devoted to his productive work because his incentive to production lies in his dependence on his private work to satisfy his material needs. Also whoever works in a socialist corporation is a partner in its production. He is, undoubtedly, devoted to his productive work because the impetus for devotion to production is that he gets a satisfaction of his needs through production. But whoever works for a wage has no incentive to work. Work for wages failed to solve the problem of increasing and developing production. Work, either in the form of services or production, is continually deteriorating because it rests on the shoulders of wage-workers.

EXAMPLES OF LABOUR FOR WAGES FOR SOCIETY,
OF LABOUR FOR WAGES FOR A PRIVATE ACTIVITY,
AND LABOUR FOR NO WAGES

First Example:

(a) A worker who produces ten apples for society. Society gives him one apple for his production. The apple fully satisfies his needs.
(b) A worker who produces ten apples for society. Society gives him one apple for his production. The apple is not enough to satisfy his needs.

Second Example:

A worker who produces ten apples for another person and gets a wage of less than the price of one apple.

Third Example:

A worker who produces ten apples for himself.

THE CONCLUSION

The first (a) will not increase his production for whatever the increase might be, he will only get an apple for himself. It is what satisfies his needs. Thus all those working for such a society are always psychologically apathetic. The first (b) has no incentive to production itself, for he produces for the society without obtaining satisfaction of his needs. However he has to continue to work without incentive because he is forced to submit to the general conditions of work throughout the society. That is the case with members of that society. The second does not initially work to produce. He works to get wages. Since his wages are not enough to satisfy his needs, he will either search for another master and sell him his work at a better price or he will be obliged to continue the same work just to survive. The third is the only one who produces without apathy and without coercion. In the socialist society, there is no possibility for private production exceeding the satisfaction of individual needs, because satisfaction of needs at the expense of others is not allowed. As the socialist establishments work for the satisfaction of the needs of society, the third example explains the sound basis of economic production. However, in all conditions, even in bad ones, production continues for survival. The best proof is that in capitalist societies production accumulates and expands in the hands of a few owners who do not work but exploit the efforts of toilers who are obliged to produce in order to survive. However, The Green Book not only solves the problem of material production but also prescribes the comprehensive solution of the problems of human society so that the individual may be materially and spiritually liberated ... a final liberation to attain his happiness. Other Examples: If we assume that the wealth of society is ten units and its population is ten persons, the share of each in the wealth of society is 10/10 -- only one of the units per person. But if some members of society possess more than one unit, then other members of the same society possess nothing. The reason is that their share of the units of wealth has been taken by others. Thus, there are poor and rich in the society where exploitation prevails. Suppose that five members of that society possess two units each. In this case the other five possess nothing, i.e., 50 per cent are deprived of their right to their own wealth because the additional unit possessed by each of the first five is the share of each of the second five. If an individual in that society needs only one of the units of the wealth of society to satisfy his needs then the individual possessing more than one unit is, in fact, expropriating the right of other members of the society. Since this share exceeds what is required to satisfy his needs, estimated at one of the units of wealth then he has seized it to hoard it. Such hoarding is only achieved at the expense of others' needs, i.e., through taking others' share in this wealth. That is why there are those who hoard and do not spend -- that is, they save what exceeds the satisfaction of their needs -- and there are those who beg and are deprived -- that is those who ask for their rights in the wealth of their society and do not find anything to consume. It is an act of plunder and theft, but open and legitimate under the unjust and exploitative rules which govern that society. Ultimately, all that is beyond the satisfaction of needs should remain the property of all the members of society. But individuals only have the right to save as much as they want from their own needs, because the hoarding of what exceeds their needs involves an encroachment on public wealth. The skilful and industrious have no right to take hold of the share of others as a result of their skill and industry. But they can benefit from these advantages. Also if a person is disabled or lunatic, it does not mean that he does not have the same share as the healthy in the wealth of the society. The wealth of the society is like a corporation or a store of supply which daily provides a number of people with a quantity of supply of a definite amount which is enough to satisfy the needs of those people during that day. Each person has the right to save out of that quantity what he wants, i.e., he can consume or save what he likes from his share. In this he can use his own skill and talents. But he who uses his talents to take an additional amount for himself from the store of the public supply is undoubtedly a thief. Therefore, he who uses his skill to gain wealth that exceeds the satisfaction of his needs is, in fact, encroaching on a public right, namely, the wealth of the society which is like the store mentioned in this example. In the new socialist society differences in individual wealth are only permissible for those who render a public service. The society allocates for them a certain share of the wealth equivalent to that service. The share of individuals only differs according to the public service each of them renders, and as much as he produces. Thus, the experiments of history have produced a new experiment, a final culmination of man's struggle to attain his freedom and to achieve happiness by satisfying his need, warding off the exploitation of others, putting an ultimate end to tyranny and finding a means for the just distribution of society's wealth. Under the new experiment you work for yourself to satisfy your needs rather than exploiting others to work for you, in order to satisfy yours at their expense; or working to plunder the needs of others. It is the theory of the liberation of needs in order to emancipate man. Thus the new socialist society is no more than a dialectical consequence of the unjust relations prevailing in this world. It has produced the natural solution, namely private ownership to satisfy the needs without using others, and socialist ownership, in which the producers are partners in production. The socialist ownership replaced a private ownership based on the production of wage-workers who had no right in what they produced. Whoever possesses the house you dwell in, the vehicle you ride or the income you live on, takes hold of your freedom, or part of your freedom, and freedom is indivisible. For man to be happy, he must be free, and to be free, man must possess his own needs. Whoever possesses your needs controls or exploits you. He may enslave
you despite any legislation outlawing that. The material needs of man that are basic, necessary and personal, start with food, housing, clothing and transport . . . These must be within his private and sacred ownership. They are not to be hired from any quarter. To obtain them through rent or hire allows the real owners, even society in general, to interfere in his private life, to have control over his basic needs, and then to dominate his freedom and to deprive him of his happiness. The owner of the costumes one has hired could interfere to remove them even in the street and leave one naked. The owner of the vehicle could interfere, leaving one in the middle of the road. Likewise, the owner of the house could interfere, leaving one without shelter. It is ironic that man's basic needs are treated by legal administrative or other measures. Fundamentally, society must be founded on the application of the natural law to these needs. The purpose of the socialist society is the happiness of man which can only be realized through material and spiritual freedom. Attainment of such freedom depends on the extent of man's ownership of his needs; ownership that is personal and sacredly guaranteed, i.e., your need must neither be owned by somebody else, nor subject to plunder by any part of society. Otherwise, you will live in a state of anxiety which will take away your happiness and render you unfree, because you live under the apprehension of outside interference in your basic needs. The overturning of contemporary societies, to change them from being societies of wage-workers to societies of partners is inevitable as a dialectical result of the contradictory economic theses prevailing in the world today and is the inevitable dialectical result of the injustice to relations based on the wage system, which have not been solved. The threatening power of the Trade Unions in the capitalist world is capable of overturning capitalist societies of wage-workers into societies of partners. It is probable that the outbreak of the
revolution to achieve socialism will start with the appropriation by the producers of their share in what they produce. The objective of the workers' strikes will shift from a demand for the increase of wages to a demand for sharing in the production. All that will, sooner or later, take place under the guidance of The Green Book. But the final step is when the new socialist society reaches the stage where profit and money disappear. It is through transforming society into a fully productive society and through reaching, in production, the level where the material needs of the members of society are satisfied. In that final stage profit will automatically disappear and there will be no need for money. The recognition of profit is an acknowledgement of exploitation. The mere recognition of profit removes the possibility of limiting it. Measures taken to put a limit to it through various means are mere attempts at reform, which are not radical, in order to stop man's exploitation by man. The final solution is the abolition of profit. But as profit is the driving force of economic activity, its abolition is not a decision that can be taken lightly. It must result from the development of socialist production which will be achieved if the satisfaction of the material needs of society is realised. The endeavour to increase profit will ultimately lead to its disappearance.

DOMESTIC SERVANTS

Domestic servants, paid or unpaid are a type of slave. Indeed they are the slaves of the modern age. But since the new socialist society is based on partnership in production rather than on wages, natural socialist law does not apply to them, because they render services rather than production. Services have no physical production which is divisible into shares in accordance with natural socialist law. Domestic servants, therefore, have no alternative but to work with or without wages under bad conditions. As wage-workers are a type of slave and their slavery exists as long as they work for wages, so domestic servants are in a lower position than the wage-workers in the economic establishments and corporations outside the houses. They are, then, even more entitled to emancipation from the slavery of the society than are wage-workers from their society. Domestic servants form one of the social phenomena that stands next to that of slaves. The Third Universal Theory is a herald to the masses announcing the final salvation from all fetters of injustice, despotism, exploitation and economic and political hegemony. It has the purpose of establishing the society of all people, where all men are free and equal in authority, wealth and arms, so that freedom may gain the final and complete triumph. The Green Book, therefore, prescribes the way of salvation to the masses of wage-workers and domestic servants in order to achieve the freedom of man. It is inevitable, then, to struggle to liberate domestic servants from their slave status and transform them into partners outside the houses, in places where there is material production which is divisible into shares according to its factors. The house is to be served by its residents. But the solution to necessary house service should not be through servants, with or without wages, but through employees who can be promoted while performing their house jobs and can enjoy social and material safeguards like any employee in the public service.