Tratto da: «Il Resto del
Carlino» del 28 novembre 2000
L'autore di
«Baudolino» si scaglia contro la cultura
«esoterico-reazionaria»: ma è proprio lui ad averla
sapientemente divulgata
L'insostenibile
Eco del Medioevo
Di Umberto Eco sessantottenne, semiologo ed
opinionista illustre, capofila dei nostri studiosi di
grande spessore e di straordinario successo so
quelle due o tre cose che sanno tutti. Compreso ch'è
stato anche a Gargonza a far da mèntore intellettuale
che Dio lo perdoni al «ritiro»
dell'Ulivo. Ma Dio lo perdonerà, di questo e di altri
crimini. Difatti lo ama. Pare addirittura (ma questo lo
sostiene Eco) che abbiano letto gli stessi libri.
So che il grande professore alessandrino, nato cattolico
ed esponente dell'intellighenzia cattolica universitaria
negli Anni '50, genio precoce ed enfant térrible, si
svegliò una mattina dopo aver ricevuto una sconvolgente
rivelazione: che Dio non esisteva, e che quindi il mondo
non aveva senso.
Ma quel che nessun altro sa, alinfuori appunto di Dio e
di Umberto Eco (ed, ebbene sì, anche di me: io stesso,
talora, sono destinatario di superne rivelazioni...), è
che egli chiuderà gli occhi riaccolto nella santa fede,
e il seno di Abramo si schiuderà subito per accoglierlo.
Il più tardi possibile, naturalmente: per queste cose,
non c'è mai fretta.
Ma in quel lontano giorno, senza dubbio, il vecchio
Umberto si addormenterà sereno in Dio, fornito di tutti
i sacramenti e in pace con Santa Romana Chiesa.
E sarà senza dubbio un francescano, confratello di
Guglielmo d'Ockham e di Guglielmo di Baskerville, a
somministrargli i conforti estremi della fede. Così,
dopo aver fatto alla grande razzia di premi letterari e di lauree ad honorem, volerà
dritto in cielo dove troverà senza dubbio ad accoglierlo il suo protettore Tommaso d'Aquino, delle
idee estetiche del quale Eco è stato interprete
finissimo, e i tre Re Magi, che forse Re non erano e che
forse non erano neppure tre, ma che lo conoscono fin da quando era bambino. I regali di
Natale, difatti, ai lombardi li portano i Magi (Eco, alessandrino, è culturalmente lombardo per
quanto amministrativamente piemontese).
Non ho nè la voglia nè l'intenzione di scrivere una
recensione a Baudolino, ultima monumentale fatica
erudito-affabulatoria dell'autore de' il nome della rosa.
Sarà certo il best-seller di Natale: mieterà consensi
massmediali e fior di recensioni velenose ispirate da
molti Cari Colleghi, che ad Eco non perdonano nè
l'intelligenza, nè il successo, nè i guadagni.
Dal canto mio, non recensirò Baudolino. Perché dovrei?
Non faccio il critico letterario. E poi penso anch'io che questo non sia un romanzo e che Eco non
sia un romanziere. Credo lo pensi anche lui. Cambia
qualcosa?
Di questo ponderoso libro dirò solo 3 cose: una
paradossale, una in apparenza negativa e una sul serio
positiva.
Il paradosso, anzitutto.
Di recente, commentando su «La Repubblica» la polemica
scatenata da Storace a proposito dei libri di testo
scolastici e abilissimamente sostenendo la peregrina tesi
che un'egemonia della sinistra nella letteratura
destinata alla scuola non vi sia mai stata (e ha messo la
questione in un modo che pareva avesse ragione lui), Eco
rilevava molto a ragione che, se si dovesse
andare a peso, si dovrebbe pensare che la cultura di gran
lunga soverchiante in Italia è quella
esoterico-reazionaria grazie a una certa destra che ama
parlarsi addosso di Templari, di santi Graal e di altre
piacevolezze. È vero: peccato solo che da il nome
della rosa a II pendolo di Foucault il più colto,
il più sottile, il più abile propagandista di queste
astruse tematiche sia proprio lui. Pur non perdendo
occasione di dir peste e corna di certi argomenti, Eco ne
appare stranamente attratto e affascinato.
L'osservazione negativa. In termini di copie vendute,
Baudolino straccerà sicuramente il mercato. Peccato solo
ch'esso avrà, al pari dei suoi precedenti romanzi,
troppi acquirenti e pochissimi lettori. Se in Italia vi
fossero diecimila persone in grado di leggere i romanzi
di Eco dalla prima all'ultima pagina, e di coglierne i rinvii e i
sottintesi eruditi, e di divertircisi, saremmo davvero a
cavallo. E non ho dubbi che la nostra società civile
sarebbe diversa da quella che è.
Peccato invece che Baudolino andrà a ruba, farà bella
mostra di sé sui tavolini dei salotti tra portaceneri e
preziose scatole d'argento. Ma la maggior parte di quelli
che proveranno ad aprirlo si fermerà alle prime pagine.
Non è colpa di Eco: anzi, in un certo senso è un suo
merito e una sua fortuna. La maggior parte degli autori
italiani d'un qualche pregio resta invenduta o quasi. A
lui è toccata la sorte, editorialmente invidiabile, del
limitarsi a non venir letto.
L'osservazione positiva. Fatevi un regalo natalizio.
Sforzatevi di leggerlo, questo straordinario centone di
tutta la mitologia medievale. Io l'ho letto d'un fiato,
facendoci una notte bianca: ma, è vero, io giocavo in
casa. Fate tutti uno sforzo. Immergetevi in questo
straordinario mondo di fantasie, di menzogne, di demoni e
di meraviglie. Dove si assiste alla conquista crociata di
Costantinopoli (che somiglia al sacco di Roma descritto
dal D'Azeglio ne La disfida di Barletta), si viaggia fino
a Parigi per frequentarvi l'Università al tempo del Vico
degli Strami e dei clerici vagantes, si corre per l'Asia
anticipando d'un buon secolo Marco Polo e incontrandovi i
mostri mirabili già visti da Alessandro, l'Uccello Roq
incontrato da Sindbad il marinaio e naturalmente i Magi,
il Veglio della Montagna, il Prete Gianni, il Paradiso
Terrestre, il Santo Graal.
Il medioevo è quasi scacciato, ormai, dalle aule e dai
manuali scolastici. Ma trionfa e impazza in internet ed
è un business succulento per organizzatori di feste,
sagre, spettacoli, banchetti e tornei «medievali» in
Europa e in America. Medioevo tolkieniano, neotemplare,
pseudoarturiano, paragraalico, stregonico-cavalleresco,
ludico, maniacale, new age. Nonsenepuòpiù. Ha voglia,
il vecchio Umberto, di sacramentare sul fatto che quella
è paccottiglia reazionaria messa in giro dai nipotini di
Evola che oggi governano il Lazio e vorrebbero riscrivere
i manuali scolastici per biechi fini revisionisti. Un po'
responsabile, di tutta questa paccottiglia, è anche lui
con i suoi libri di successo.
Anche se, in quei libri, di vera e buona cultura
scartate le ruffianerie editorialmassmediali ce n'è
tanta sul serio. E se i suoi libri li comprano tutti (o
quasi) e poi non li legge nessuno (o quasi). Non voglio
aiutarti a vendere di più, caro Amico e Collega:
non saprei farlo, e tu non ne hai bisogno. Ma a esser
letto sul serio, questo sì. Te lo meriti.
Franco Cardini
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