ATTIVISMO CIVICO

La Battaglia del Metauro, anzi... contro il Metauro


Calcinelli (PU) lavori al letto del fiume Metauro - foto del 27/07/2005



Esattamente un anno fa (fine luglio 2005) sotto il Ponte Metauro, a Calcinelli, avvenne un fatto singolare: per diversi giorni una ruspa, dopo aver abbattuto delle piante ad alto fusto in prossimità del letto del fiume, asportava grandi quantità di ghiaia che, a detta di testimoni, veniva caricata in degli autocarri, diretti verso una strada in via di realizzazione, in località Sant’Ippolito.
Mi recai allora sul ponte e scattai alcune foto alla ruspa che stava lavorando (foto sopra).
Come mi vide, l’operatore schizzò letteralmente giù dal mezzo, corse sotto il ponte con il cellulare alla mano.
Uscirono pure due articoli il 28 luglio 2005, uno sul Resto del Carlino ed uno sul Corriere Adriatico in cui il Consigliere Provinciale dei Verdi, Claudio Mari, annunciava un’interrogazione in proposito fatta in seno al Consiglio.
Mi interessai allora di quale fosse la ditta che eseguiva i lavori, mi parve di notare alcune strane assonanze ma poi… non essendo io un avvocato e, soprattutto, non potendomelo permettere (un avvocato) lasciai perdere la cosa e mi limitai ad inviare la mia testimonianza, completa di dati e documentazione fotografica, ai quotidiani (Resto del Carlino e Corriere Adriatico) ma la cosa non sortì effetto alcuno.
La questione si esaurì li, con i due articoli sull’interrogazione di Mari e senza la soddisfazione di conoscerne alcuna relativa risposta.
A distanza di un anno però, apprendiamo dagli stessi giornali che certe perplessità le ha avute anche qualcun altro che ora, pare, sta cercando di capire se quella ghiaia e quelle piante era legittimo farle fuori e, soprattutto, se era legittimo che a farle fuori fosse proprio tale ditta.
Effettivamente il letto del fiume ora è più ampio e pulito, peccato però che gli argini, poveri di ghiaia ma ricchi di terra, con lo scorrere dell’acqua piano piano vanno giù, si scoprono le radici degli alberi che, uno alla volta, cadono nel fiume mentre lo stesso aumenta di “carreggiata” (colpa degli istrici?).
Ma il Genio Civile sostiene che i lavori andavano fatti, si scaglia contro i poco civici cittadini che si sono permessi di denunciare le strane operazioni fatte al povero fiume, dice che se non si facevano i lavori, la piena avrebbe fatto molti più danni… e se lo dice lui che è un Genio… io non ci metto bocca.
Ma la Battaglia del Metauro è lunga almeno quanto è lungo il Metauro ed oltre ad essere lunga è anche larga, perché nei secoli e millenni il fiume ha riempito la vallata di preziosa ghiaia, l”oro bianco” dei cementificatori.
La nostra amata terra è piena di vecchie cicatrici mal rabberciate, vecchie cave dismesse, cave aperte e sanguinanti fango e future cave pronte a squarciare ancora campi, colline e maggesi.
Interi campi divenuti voragini (perché i cavatori spesso, per risparmiare, dopo aver saccheggiato i terreni, se ne infischiano della legge che prescrive il ripristino delle altezze originarie), terreni snaturati che certamente non avranno più le caratteristiche di drenaggio che avevano un tempo, falde acquifere forse perdute per sempre (per noi umani ciò che è più di 100 anni lo si può tranquillamente considerare “sempre”)
A tal proposito mi è capitata per le mani una “mappa del tesoro”, (parliamo sempre di oro bianco, la ghiaia) si tratta – leggo nell’intestazione – di un Programma Provinciale Attività Estrattive (ma per me è sempre una mappa dei pirati perché chi saccheggia è pirata).


il P.P.A.E. - notare la vicinanza della zona estrattiva, al letto del fiume


E’ una pianta dove si vedono stradine, casette e il terreno, diviso in tratteggi come quarti di un bue da macellare.
Al centro c’è una zona più scura, tratteggiata, una specie di tumore che ingloba più lotti di terreno e spinge la sua metastasi fino a lambire la costa sud del Metauro.
Come un cacciatore di tesori allora mi reco ad esplorare quei terreni ed in effetti mi rendo conto che l’aria che si respira è quella del disastro imminente.
Campi coltivati si alternano a voragini melmose, una vecchia casa colonica sta lì, a contare i suoi giorni con di fronte un vecchio caterpillar che come un veterano del Likud ha tante “tacche” sulla sua carlinga…
L’edificio in questione, situato in prossimità della via oggi chiamata Tomba de' Petrucci (un tempo si chiamava via Sant'Antonio) non è una semplice casa colonica, essa racchiude i resti dell’antica Chiesa di Sant’Antonio del 1376 di cui rimangono una nicchia, tracce di affreschi e le pareti cinquecentesche di un restauro documentato da due lapidi lì custodite.
Anche se ben poco resta dell’antico romitorio, rimane il rilevante valore etno-antropologico del luogo che si perderà per sempre nella malaugurata ipotesi che la Soprintendenza si limiti a rimuovere le vestigia per porle magari in qualche asettico museo lasciando campo libero, quindi, ai mangiaghiaia vomitacemento.
Secondo i sommari piani della mappa, infatti, non vedo come l’edificio potrà salvarsi, allora mi chiedo: com’è possibile che tutto questo avvenga, siamo certi che si tratti di “progresso che non si può fermare”?
Si può parlare di vero progresso quando a beneficiare di scelte, che come macigni peseranno sulle future generazioni, sono solo i soliti membri di oligarchie ristrette?
Per capire chi c'è dietro a questa strategia della distruzione programmata dell’ambiente e della memoria storica, cerco di informarmi sui proprietari dei terreni interessati (d’altra parte, mica possono costringere i contadini a buttare la terra per poi vendere i sassi…) ed ecco che rispuntano i soliti nomi, le solite ditte, le solite plutocrazie… che si sono premurate di impossessarsi dei terreni, guardacaso, tre anni prima dell’approvazione della famosa mappa P.P.A.E. (basta confrontare la data dell’atto di compravendita con quella della Delibera del Consiglio Provinciale).
Ma la mia condizione è sempre la stessa: non sono un avvocato e non ho soldi per potermene permettere uno… facciamo che uno ha “fede nella giustizia” e aspettiamo un’altro anno nella speranza che i P.M. arrivino prima delle mandibole dei Caterpillar.

Franco Cenerelli

Per la documentazione sulla Chiesa o Romitorio di Sant'Antonio, vedi il volume di Giampaolo Baldelli e Mirco Giulietti "Montemaggiore al Metauro - Il Poggio dei Cartaginesi" edito a cura del Club "Gli Amici di Asdrubale", da cui ho tratto le preziose informazioni.

 

Voglio concludere questa triste pagina con un interessantissimo testo a cura dell’associazione “Terra di Nessuno

E fra dieci anni … Champagne!

L’attività estrattiva lungo la nostra vallata è antica ma in questi anni ha subito grandi e decisive modificazioni. Per coloro che ne volessero sapere di più e conoscere aspetti anche meno noti di questa attività si suggerisce la consultazione del sito del giovane giornalista locale Lorenzo Luzi dove si trova un bel reportage dal titolo “La via delle cave”.

Ad esempio vi si può leggere che si tratta di ”… un settore che non ha mai subito crisi. Anzi negli anni ha continuato a crescere e oggi nella valle del Metauro chi ha una cava di ghiaia può contare su un futuro tranquillo. Per avere un'idea del giro d'affari generato dall'attività estrattiva dei “sassi del Metauro” basta dare uno sguardo al bilancio di una delle più grandi società della regione Marche, sicuramente il maggior produttore di ghiaia della valle del Metauro, la Nuova Lim di Fano che estrae sabbia e ghiaia da generazioni. ….. Le cave sono oggi controllate da poche famiglie che con partecipazioni incrociate e accordi di cartello fissano i prezzi della ghiaia. “E' per tenere il prezzo più basso” spiega Stefano Gattoni, responsabile dell'Ufficio Attività Estrattive della Provincia di Pesaro e Urbino. Davvero? Ma non era la concorrenza a far abbassare i prezzi?
“È difficile capire bene di chi siano tutte le cave aperte, perché i cavatori si accordano tra loro – continua Gattoni – per non farsi troppa concorrenza, se no poi il prezzo finale della ghiaia diventa troppo alto”. In altre parole in questo settore l'accordo di cartello è considerata una prassi sia nella gara per le concessioni dei terreni, quando sono di proprietà pubblica, sia nei prezzi di vendita finali del materiale lavorato. E pare che nemmeno gli amministratori se ne stupiscano più. Nel mercato della ghiaia i prezzi sono frutto di contrattazioni individuali tra i cavatori e i singoli imprenditori edili, ma in linea di massima funziona così: un quintale costa circa 1,30 €.

In un metro cubo di terreno nella zona del Metauro ci sono da 10 a 20 quintali di ghiaia.”
E’ però doveroso ricordare che il Comune di Fano, in un documento dal titolo ”Indagine idrogeologica per la determinazione delle zone di rispetto dei pozzi comunali” (Unigeo, Ottobre 2000) realizzato a corredo del PRG, indica: “..la zona ad est del Metauro, in prossimità della foce, è importante perché determina le condizioni favorevoli di alimentazione dell’acquifero di Metaurilia“. Ma guarda caso proprio due dei poli estrattivi previsti dal PPAE, approvati senza nessuna obiezione dallo stesso Comune di Fano, sono collocati proprio nel mezzo di questo palealveo, cioè lungo l’asse di drenaggio delle acque sotterranee che rappresenta la zona di maggior interesse dal punto di vista idrogeologico in quanto qui sono contenuti i maggiori spessori di ghiaie e sabbie imbevute d’acqua.

Quindi lì dove ci sono più inerti da estrarre è anche dove c’è più acqua di falda, quella preziosa risorsa idropotabile.
Poiché le quantità di inerti da cavare dai poli estrattivi previsti nel territorio fanese ammonta a 2.400.000 metri cubi, si prospetta in dieci anni, per i cavatori, un ricavo, più o meno compreso tra i 30 e 60 milioni di euro, a fronte di spese comunque minime. Non sembra proprio un brutto affare!
Così, fra dieci anni, i cavatori potranno permettersi anche lo Champagne tutti i giorni, ma dove prenderanno l’acqua da bere per i “poveri cristi”? Ed a che prezzo?

Mauro Fehervari



la zona interessata dalle attività estrattive (Villanova di Montemaggiore al Metauro foto del 22/07/06)

(Villanova di Montemaggiore al Metauro foto del 22/07/06)


Pozza di fango in cui viene lavata la ghiaia estratta (Villanova di Montemaggiore al Metauro foto del 22/07/06)

Caterpillar pronto all'azione (Villanova di Montemaggiore al Metauro foto del 22/07/06)

La casa contenente i resti della chiesa di Sant'Antonio del sec. XIV (Villanova di Montemaggiore al Metauro foto del 22/07/06)

L'interno dell'edificio ove sono custodite le lapidi (Villanova di Montemaggiore al Metauro foto del 22/07/06)



Le due lapidi che testimoniano un restauro eseguito all'edificio originale intorno al 1500