Brani tratti da un dibattito sulle modalità dell'architettura medievale rapportate a quelle moderne, e sulle problematiche inerenti il restauro e la ristrutturazione. (it.arti.architettura 18/30 ottobre 1999) Ospite: Ho partecipato a una tavola rotonda in cui si dibatteva il tema della responsabilità nei sistemi complessi. A un certo punto è venuto fuori che nel Medio Evo le cattedrali erano costruite senza architetti e progetti. Questa affermazione valeva come spunto per una riflessione sulla gestione della responsabilità nei sistemi (se la responsabilità di un sistema complesso possa essere personale, oppure no... e nel caso possa esserlo, chi debba assumerla). La mia domanda però è, allora: ma è vera l'affermazione sulle cattedrali? Vi risulta? O vi risulta il contrario? Gabriele Pranzo: Non esisteva proprio la figura dell'architetto moderno, ma c'erano capomastri molto qualificati, depositari del sapere del costruire. E poi dipende dai casi, per esempio alla progettazione del Duomo di Milano (anche se è un po' tardo come esempio) hanno partecipato anche matematici, scienziati etc. Certo non devi pensare che le cattedrali fossero tirate su a caso senza nessuna pianificazione. Spero che intervenga qualcun altro, perché il tema è interessante. Ospite: I progetti che venivano stilati con quali criteri erano condotti? Certo non si ricorreva al PERT o a diagrammi di Gannt... ma forse a metodi equivalenti in quanto a efficacia. Per es.: usavano diagrammare lo sviluppo di un progetto? Visto che le costruzioni duravano decine di anni, come riuscivano a gestire la pianificazione? E ancora - aspetto connesso, ma affatto secondario - come attribuivano e disciplinavano la responsabilità per la riuscita del progetto? Quali tecniche usavano per controllare, coordinare, correggere il tutto? C'erano capomastri molto qualificati che erano depositari del "sapere". Bene. Come lo mettevano in pratica, allora? Mi sembra un argomento di estremo interesse e immagino che ci saranno degli studi importanti sul tema. Franco Cenerelli: È difficile accostare problematiche, figlie di una mentalità moderna a quelle dell'uomo del medioevo. I costruttori delle grandi cattedrali dell'antichità erano uomini di fede e grandi iniziati prima che semplici tecnici di architettura, e la loro opera era assimilabile ad una preghiera di pietra. Come gli antichi teatri venivano costruiti in maniera che la voce degli attori venisse naturalmente amplificata dalla struttura architettonica, così le chiese venivano costruite di modo che da un lato inducessero nel fedele il raccoglimento ed il senso della grandezza di Dio, e dall'altro riuscissero con le loro strutture architettoniche e con la loro stessa disposizione geografica ad amplificare ed a magnetizzare la preghiera per renderla più grata a Dio. Pensate solo che la disposizione geografica di certe cattedrali gotiche ricalcava la disposizione degli astri della costellazione della Vergine. Consiglierei a tutti gli architetti di chiese, e a tutti coloro che ritengono certe argomentazioni futili o infondate, il libro che Fulcanelli scrisse forse nel 1925: - l mistero delle cattedrali - reperibile presso Edizioni Mediterranee Non conosco la Bibbia a memoria, ma riguardo la costruzione del Tempio di Salomone è molto precisa e nulla è affidato al caso, o alla semplice pratica abitabilità. Così è relativamente recente la "scoperta" delle onde forma che riescono all'interno di una piramide da delle determinate proporzioni e orientata in un certo modo ad affilare una lama o a mummificare un pezzo di carne, fenomeno che evidentemente gli antichi Egizi conoscevano bene. Non sono un fanatico religioso e sarei l'ultima persona degna di scagliare la prima pietra, ma la mia critica è rivolta a TUTTO il sistema moderno e alle sue discutibili regole morali. Andrea Nicolosi: A proposito di regole morali mi
piace ricordare questa frase di Innocenzo III tratta da -
La miseria dell'esistenza umana - intorno al 1200 Francesco Tedeschi: Come si fa ad essere così nostalgici di epoche nel quale il sapere, e quindi il potere, erano concentrati nelle mani di poche persone, mentre il resto della umanità doveva solo "credere, obbedire e combattere" ? E non è che l'allineamento delle piramidi rispetto la costellazione dell'Orione o delle cattedrali lungo una linea ideale che univa Stonehage con Gerusalemme siano "costruzioni" a posteriori di studiosi repressi che cercavano una motivazione al tempo trascorso in polverose biblioteca e intellettuali convinti che tutto il mondo, ed in particolar modo i capitalisti ebrei, cospirasse contro di loro ? F.Cenerelli: Scusa, ma quando parli del tizio che dopo aver letto libri polverosi pensa che i capitalisti ebrei cospirino contro di lui, ti riferisci a Fulcanelli o a chi? F.Tedeschi: Mi sembrava evidente il riferimento ai "teorici del mistero", non agli studiosi seri. I costruttori delle cattedrali medioevali erano ARCHITETTI, che volevano proporre degli spazi urbani coperti dove il popolo potesse riunirsi a pregare ma anche a ragionare, dove un uomo poteva esaltarsi davanti l'opera di suoi simili ma contemporaneamente doveva umiliarsi in cospetto della potenza divina, dove le mura sembravano stare in piedi per scommessa quando invece tutta la vera struttura portante era celata in cordoni di pietra. O no ? F.Cenerelli: Dici molte cose giuste, anzi... corrette, però devi ammettere che per una persona immersa nella magia della cattedrale di Notre-Dame sentirsi un cicerone pronunciare parole come "spazi urbani" non aiuti a capire il senso dell'opera e della sua funzione sincrona. F.Tedeschi: Per un turista frettoloso e ansioso di mettersi in fila per visitare (si fa per dire) il Louvre, è certamente così. Ma ad un "voyageur" è forse il caso di far comprendere il rapporto tra forma e funzione. F.Cenerelli: Penso che, anche se esperto in strutture portanti, sei un po' generico sulle cose che evidentemente non conosci, ma è proprio questa carenza di certa cultura che permette agli architetti di oggi di partorire mostri come quelli di De Carlo, no? Rosario Manzo: A quali mostri ti riferisci, circa il buon De Carlo? Io lo reputo un maestro. Marco Barozzi: Se De Carlo è un pessimo architetto, cosa dobbiamo dire di tutti gli altri? F.Tedeschi: Per la precisione: a) non sono un "esperto in strutture portanti" ma semplicemente un volgare (in senso di "vulgus") architetto; b) sulle cose che non conosco vado "ovviamente" sul generico; c) che c'entra De Carlo ? e quale sarebbero i "mostri" ? F.Cenerelli: Quali non sarebbero se mai ! Parlo di De Carlo perché frequentando Urbino devo purtroppo sopportare i suoi obbrobri che deturpano una città rinascimentale delle più belle d'Italia se non del mondo. Oltretutto la sua non è neppure una concezione funzionalista, ovvero le sue costruzioni oltre ad essere orrende fanno schifo anche a livello logistico. Ha costruito il nuovo Istituto d'Arte di Urbino a forma di libro aperto, con gran parte del tetto realizzato in vetro e senza divisori tra un laboratorio e l'altro, dopo dieci anni dalla costruzione entra acqua dappertutto, ogni minimo rumore si amplifica impedendo un buon svolgimento delle lezioni, senza calcolare le correnti d'aria e le spese per riscaldare quella specie di miliardario mercato coperto. Questa è la formidabile idea funzionalista? R.Manzo: Un altro inno all'immobilismo e alla regressione dell'architettura ad argomento marginale nello sviluppo del territorio, inconsapevole della possibilità e della *necessità* di integrazione tra attività antropiche e processi naturali. G.Pranzo: Ammetto di non avere visto questo istituto d'arte. Però a Urbino ho visitato molto attentamente i collegi universitari di De Carlo, che ho trovato veramente interessanti da tanti punti di vista (anche se forse ho riscontrato qualche errore). Nella loro semplicità sono estremamente ben studiati; anche se molto estesi sul territorio hanno un impatto minimo seguendo perfettamente l'orografia; funzionano socialmente; rifuggono da una progettazione in serie (che pure sembrerebbe la soluzione più comoda per edifici di questo genere); gli spazi comuni sono molto piacevoli ed estremamente variati volumetricamente; etc. etc. A. Nicolosi, rispondendo al precedente intervento di F.Cenerelli (...quella specie di miliardario mercato coperto. Questa è la formidabile idea funzionalista?): Quello che mi ha sorpreso è la
confusione che fai tra logistica e fisica tecnica...
oltre ad una critica al funzionalismo che deriva solo da
un'analisi estetica ( "...oltre ad essere
orrende...") anziché (come d'uopo) ideologica! F.Cenerelli: Non è che faccio confusione, ma se mi si concede la metafora militare, i problemi fisici e tecnici compromettono l'efficienza e quindi la logistica. A.Nicolosi: Se tu giochi con le parole storpiandone il senso, come posso prendere in considerazione una tua critica che peraltro denota solo un attenzione ai fenomeni paesaggistici che troverebbero soluzione, attraverso l'uso fideistico e formale, della panacea del classicismo... F.Cenerelli: Usare le parole in modo non consueto non comporta comunque storpiarne il senso; se leggi a senso unico e hai un lessico limitato, consulta un buon vocabolario e leggi qualcos'altro oltre i manuali dell'architetto. Circa la mia critica al funzionalismo: a parte il fatto che l'estetica dovrebbe essere prioritaria per un individuo a cui è affidato il potere di stravolgere o meno l'aspetto e quindi anche l'anima di una civiltà, anche ideologicamente mi sento di denunciare il fallimento del funzionalismo, in quanto, eliminando le "ridondanze" e "gli inutili decorativismi" ed elevando a valore estetico solo ciò che risulta essere indispensabile alla funzione, da buon materialista si è dimenticato che l'estetica, la creatività, la decorazione, sono alimenti indispensabili all'anima... A. Nicolosi: Il principio ideologico non è il materialismo, ma semmai l'illuminismo F.Cenerelli: Fidati, sono nome e cognome
della stessa persona! A.Nicolosi: Questa è proprio una baggianata... Basterebbe mettere dei bei fronzoli alle u.i. del quartiere Zen per ottenere un risultato differente? F.Cenerelli: Secondo te l'estetica e la creatività sono fronzoli? L'unico modo di recuperare il quartiere Zen è raderlo al suolo e ricostruirlo. A.Nicolosi Era appunto
questo il senso della mia frase... non bastano la
creatività e l'estetica a trasformare un aberrante
ammasso di u.i. in buona architettura! F.Cenerelli: L'architettura razionalista è classica... secondo le modalità in cui si legge oggi il classicismo come del resto tutta la storia, ovvero in maniera faziosa. L'ideologia progressista muove appunto dall'idea rinascimentale ulteriormente distorta in senso materialistico, infatti della storia e della filosofia medievale si conosce ben poco e non per mancanza di documentazione, ma per censura ideologica. A.Nicolosi: Nel momento in cui si mette in discussione la casa Kaufmann che da oltre 50 anni rappresenta il paradigma dell'architettura organica, si commette una grave leggerezza..." (Fallingwater) ...mostra come, inserendosi secondo l'andamento del torrente e nel punto più stretto di esso, ...si leghi alla natura del luogo senza violenza e senza giocare effetti di sospensione psicologica." (R.De Fusco) F.Cenerelli: Non riesci proprio a trovare
parole tue per difendere quell'offesa alla natura ed
all'opera umana che è la casa Kaufmann! A.Nicolosi: Questo è un chiaro limite...ma chiarisce molti aspetti della discussione. Penso che esiste un divario netto tra le buone intenzioni e la realtà... per cui trovare un unico capro espiatorio nel progettista sia quantomeno riduttivo. De Carlo lavora da anni a Catania dove è stato insignito di recente della laurea onoris causa per il lavoro svolto nella mia città, pur non essendo un suo fan credo che i suoi lavori testimonino una sua volontà tesa al restauro non conservativo (a tutti i costi!) ed una sua attenzione spasmodica al dettaglio. F.Cenerelli: Attenzione spasmodica al dettaglio: bello il festival del cemento a vista con tutte le sue simpatiche colaturine di ruggine! Ma... "restauro non conservativo..." !?! Non riesci a cogliere la gravità ed il pericolo di tale enunciato? Sappi che a Urbino, solo grazie all'interessamento di Sgarbi e dello stesso Gombrich si è scampata l'ennesima violenza del De Carlo, che era pronto a smantellare le stalle del palazzo ducale del "modesto" Laurana per creare spazi destinati alla biblioteca coperti da tetti di cristallo. Immagina che spettacolo il palazzo ducale stile Spazio 1999 con i libri cuocersi a bagnomaria tra infiltrazioni d'acqua e solleone. A. Nicolosi: Il restauro è INTERPRETAZIONE e non pedissequa salvaguardia tout court! F.Cenerelli: IL RESTAURO INTERPRETAZIONE !?! Una delle affermazioni più assurde e contraddittorie che abbia mai sentito! G.Pranzo: Bè, calma. Mi sembra che rispetto a Viollet le posizioni sul restauro siano arrivate a conclusioni un po' più complesse e interessanti. Lasciare il restauro all'interpretazione del primo architetto cazzone mi sembra un dramma assoluto. I monumenti sono una testimonianza unica del passato, e prima di distruggerli, reintonacarli (come ho visto con orrore in tutte le Marche) perdendo preziose informazioni, ridipingere sopra agli affreschi etc. etc. bisognerebbe pensarci due volte, studiando attentamente il manufatto e la sua storia stratigrafica. R.Manzo: Già, ma tramite la consultazione delle carte del restauro si potrebbe ottenere un intervento sensato e rispettoso dell'individualità dell'oggetto architettonico. Mi si potrà obbiettare che le varie Carte siano elusive o vaghe, ma credo che il loro compito sia soltanto quello di fornire degli indirizzi: starà poi alla coscienza dello staff di progettazione interpretarne gli enunciati. Le critiche inevitabilmente pioveranno da ogni direzione, ed esse saranno positive e negative. Ma almeno si realizzerà un manufatto legato a filo doppio con le teorie architettoniche di questi anni, e non una nostalgica ricostruzione in stile o, come paventato da alcuni, un deleterio immobilismo. A.Nicolosi: Quando l'edificio storico ha cambiato destinazione d'uso non si può pretendere di ignorare le nuove esigenze funzionali! G.Pranzo: Ma si possono scegliere funzioni compatibili, e, se non lo sono, costruire un nuovo edificio. A.Nicolosi: È molto peggio parlare di riuso dei contenitori storici (cfr. politichese) RIUSO DEI CONTENITORI STORICI??? E De Carlo si è opposto ideologicamente perfino alla stessa definizione, strano però, perché l'avrebbe fatto? F.Cenerelli: Forse perché non avendo il limite del rispetto della struttura preesistente può dare così libero sfogo alla sua sfrenata fantasia con indubbi riscontri economici e di prestigio personale (visto che poi è un architetto di regime e tutte le porte sono aperte per lui) A.Nicolosi, riferendosi all'intervento in cui F.Cenerelli nomina Sgarbi (...solo grazie all'interessamento di Sgarbi...): Sgarbi, lo stesso Sgarbi che urlava forza Etna inneggiando alla distruzione di alcune costruzioni pedamontane perchè a suo avviso deturpavano il paesaggio? Forse era anche vero...ma SE IO MI ERGESSI AD ESTETA GIUSTIZIALISTA e giudicassi casa tua un incoerente ammasso di calcestruzzo e laterizi sarei per questo autorizzato ad augurarmi che potesse essere distrutta, che so io, da un alluvione? F.Cenerelli: Mio malgrado sì, per il bene di tutti. A. Nicolosi: Il De Carlo, era pronto a smantellare le stalle del palazzo ducale. Le stalle!!! Non il Palazzo Ducale!!! Se ti può consolare ha proposto la stessa cosa a Catania per le stalle del Monastero dei Benedettini!!! Le stalle cazzo... trasformate in una struttura a servizio dell'intero complesso che peraltro è attualmente occupata dall'Università. F.Cenerelli: Le stalle del Laurana cazzo! G.Pranzo: Ma le hai mai viste le stalle del palazzo ducale? Sono un'opera di architettura e idraulica interessantissime. Per ciò che riguarda Fallingwater, invece, hai tutto il mio appoggio. Per criticare aspramente un'opera del genere ci vuole veramente una cultura architettonica fuori dal comune, e anche così ho dei dubbi che si riuscirebbe a smontarla. Inoltre accomunarla col funzionalismo è quanto di più ridicolo abbia mai letto; pochi edifici di questo secolo sono più poetici, anche se è una poetica dei volumi e non delle finiture. A.Nicolosi, sempre riferendosi alle critiche di F. Cenerelli a Fallingwater: Per carità! Anch'io analizzo il suo lavoro con il beneficio d'inventario, ma sparare a zero così... Un ultimo appunto: I commenti sulla Casa Kaufmann sono aberranti...o meglio rivelano un taglio di chiara matrice demagogico - populista! F.Cenerelli: Demagogico-populista? Ma se il 90 percento di persone ambisce a farsi costruire una porcheria simile e spesso, purtroppo ci riesce anche! Ad agevolare poi la decadenza è il fatto che di solito proprio i più danarosi sono quelli più privi di gusto (anche perché per avere successo oggi occorre una certa dose di cinismo ed immoralità) Anche i meno abbienti in piccolo comunque si danno da fare. Non so se ti è mai capitato di vedere alcune case coloniche del settecento con riportati ingressi in cemento armato ed infissi in alluminio anodizzato con vetro doppio dal caratteristico riflesso tipo cabina telefonica. A.Nicolosi (con sarcasmo): No! Questo è sbagliato. Bisogna trasferire queste persone in luoghi salubri a costo zero e poi intervenire sul complesso settecentesco magari trasformandolo in museo della civiltà contadina con tanto di targa commemorativa... F.Cenerelli (non avendo colto il tono ironico di A.Nicolosi): Uccidendolo così per sempre e imbalsamandolo. Archimap: Beh, c'era un sapere consolidato che oggi molto spesso manca. Esistevano regole che, anche quando ci si dedicava alla sperimentazione strutturale, non venivano infrante. Gli architetti c'erano eccome, ed anche i progetti. Le cattedrali gotiche erano costruite utilizzando progetti estremamente dettagliati, con raffinate tecniche costruttive (che restavano, nei calcoli, patrimonio rigorosamente segreto dell'architetto. Sono d'accordo, le Tecniche dell'architettura Gotica si basavano anche sul raggiungimento del fine per approssimazioni successive, varianti in corso d'opera che si trasformavano in sperimentazioni sul campo che nel tempo hanno costituito il fondamento delle conoscenze, il sapere consolidato anche se "Non esisteva proprio la figura dell'architetto moderno, ma c'erano capomastri molto qualificati, depositari del sapere del costruire". Peter Murray fa coincidere la figura dell'architetto moderno con Brunelleschi. Infatti nell'Architettura Rinascimentale al progetto si aggiunge la sua pianificazione, facendo tesoro delle esperienze passate fino ad essere "un deliberato ripristino delle idee e della prassi degli architetti dell'antichità classica ... romana" come afferma P. Murray ne 'L'architettura del Rinascimento italiano' che indica in Brunelleschi " il primo a capire il sistema strutturale dell'architettura classica e ad adattarne i principi alle esigenze moderne". Si tende quindi ad avere il controllo totale della realizzazione fin dalla fase progettuale cercando di prevedere e di disegnare ogni particolare. Brunelleschi realizzerà, tra l'altro, diversi modelli in muratura della cupola del Duomo di Firenze, macchine di ausilio alla costruzione ed anche una mensa a quota elevata per evitare che gli uomini, costretti a scendere per consumare i pasti, perdessero tempo. Perdessero tempo ...... il tempo, un'altro elemento oggetto di pianificazione o il fondamento stesso della pianificazione. Si inizia a pensare a tempi e metodi della produzione. Quindi, in sintesi, una pianificazione così accurata è ciò che mancava all'architettura del Medio Evo. Ospite: Molto interessante. Il fattore tempo come elemento integrante di un'accurata pianificazione: questo è ciò che mancava nel Medioevo. Più che architetti o progetti - che in fondo non mancavano affatto - mancava una pianificazione accurata come quella che verrà introdotta nel Rinascimento! C'è qualcuno che vuole aggiungere qualcosa per integrare l'affermazione? Ma... siete tutti d'accordo sul merito dell'affermazione? F.Cenerelli: Effettivamente l'illuminismo e (non me ne vogliate) il materialismo, prerogative se non addirittura dogmi della mentalità moderna, ebbero inizio proprio nel rinascimento, o forse nel tardo medio-evo (fine del XIV secolo) fase che vide l'inizio della disgregazione della Cristianità, quindi del regime feudale e dell'Impero e segnò la nascita delle varie nazionalità centralizzate, maggior causa dei conflitti e delle intolleranze che ancor oggi non sembrano placarsi. Mentre nel medio-evo, la forma mentale era di tipo "qualitativo" sia nelle arti che nelle scienze e nella filosofia, dal rinascimento in poi vi è stata una deviazione a favore del tipo "quantitativo", che esplose nei "lumi" del settecento e di li a poi crebbe con progressione geometrica fino ad oggi. Questo fu nella chimica ad esempio con la teoria atomistica che enunciava il dogma della quantità che determina la qualità (numero di atomi, elettroni...) in contrapposizione ad una visione alchemica di tipo qualitativo e spirituale (non a caso gli alchimisti erano chiamati "filosofi"). Inevitabilmente anche il concetto di "tempo" mutò in maniera drammatica. Mentre nel medio-evo ed anche anteriormente il tempo aveva una qualità (ed ancora troviamo tracce di questa antica concezione nei resti della saggezza contadina) ovvero vi era un tempo favorevole vuoi per la disposizione degli astri o per un "segno" della natura, nella mentalità moderna è rimasto solo l'aspetto quantitativo di esso. Paradigmatici sono gli studi di Galileo sul pendolo e su tutto ciò che poi nei tempi moderni servirà a scandire l'ossessivo movimento delle macchine (agli estremi: il computer "vive" grazie al suo "orologio" interno e tutto è determinato dalla quantità di bit). Riassumendo: dalla rinascenza in poi la quantità piglia il posto della qualità ed anche il concetto del tempo non risulta essere immune dal processo. Quindi non parlerei di <mancanza del fattore tempo come elemento integrante di un'accurata pianificazione>: il tempo come lo intendiamo oggi è un concetto proprio solo a civiltà ove il produrre assume più importanza dell'essere, parlerei quindi di diversi sistemi, diversi modi di vedere il mondo ed in tutta sincerità non mi sento di affermare che l'odierno sia quello giusto. F.Tedeschi: L'architettura è la sublimazione di un opera d'arte materica, tridimensionale e dotata di spazio, interno od esterno, fino alla sua metamorfosi in un qualcosa che la semplice opera d'arte non potrà mai avere, LA UTILITÀ. Trovo ridicolo l'assimilare il termine "funzionalista" ad una qualunque architettura perché tale concetto già rientra nell'ambito della essenza strutturale della architettura stessa e pertanto non ne può diventare una caratteristica sovrastrutturale. F.Cenerelli: La stessa definizione che hai dato dell'architettura la puoi applicare anche ad una spugna da bagno "firmata" (scommetto che esistono). La semplice opera d'arte non ha utilità? Non l'ha neanche la bellezza, solo gli animali riescono nei loro atti a fare solo cose utili senza preoccuparsi che siano anche belle, dovremmo invidiarli? G.Pranzo: Il fatto che l'architettura debba avere come condizione necessaria l'utilità mi sembra ridicolo. E poi che tipo di utilità? Per me anche il godimento estetico è utile, e allora qualunque costruzione che ti sembra inutile per me potrebbe diventare architettura; e se non piace a noi due, potrebbe piacere a qualcun altro... F.Tedeschi: Tutte le "costruzioni" sono state, sono o saranno utili a qualcuno od a qualcosa, bisogna poi vedere se l'utilità particolare non crei danni alla collettività. F.Cenerelli: Realizzare un pilastro in cemento armato a vista piuttosto che in travertino, secondo me è una scelta funzionalista (costi, resistenza, semplicità). Dico "funzionalista" e non funzionale, perché certe scelte dettate dall'economia e dall'ergonomia hanno determinato un tale cambiamento di gusto e di estetica che se oggi il marmo di Carrara costasse meno del cemento e se il rovere costasse meno dell'alluminio, probabilmente l'andazzo non cambierebbe. R.Manzo: Però dovresti considerare l'opera di chi ha utilizzato il cemento armato per creare nuove forme di espressione consone alle proprietà del materiale, al di là delle considerazioni economiche. Gli studi di Perret e di LC sono esemplari in merito. Soprattutto A. Perret traspose i canoni della "manualistica" classica nel nuovo materiale, creando una serie di elementi (colonne, trabeazioni, fregi,...) che avevano un forte legame con la tradizione. G.Pranzo: È una scelta economica. È divenuta anche estetica perché si è imparato ad apprezzare un materiale come il calcestruzzo che ha enormi possibilità, ed è diventato di conseguenza anche bello. I materiali possono essere tutti piacevoli se usati propriamente. Tu usi ancora un concetto di materiale ricco e materiale povero: perché il marmo dovrebbe essere migliore del calcestruzzo? Io li metto sullo stesso piano, e trovo sia molto interessante l'uso di entrambi. I greci non usavano il calcestruzzo per il buon motivo che mancava loro la tecnologia. F.Tedeschi La Casa Kaufmann non è mai stata abitabile, non lo è e non lo sarà mai perché era ... un pretesto per sperimentare, in grande ed in reale confronto con la natura, le composizioni di masse "cubiste" che il buon FranK LLoyd aveva già graficizzato e prodotto in piccolo nei dettagli di arredo e dei camini delle case urbane. F.Tedeschi: Quando si parla di architettura il riferimento alla "utilità" dovrebbe essere inequivoco; se invece vogliamo parlare di filosofia della estetica, mi devi dare un poco di tempo per rileggermi qualche libro. F.Cenerelli: Se elimini una foglia d'acanto, il timpano non cade, ma se elimini il capitello o la colonna... F.Tedeschi: ... il timpano non ha più ragione di esistere, e quindi non cade lo stesso perché non è mai stato posto in opera. F.Cenerelli: Sostengo che l'artista debba essere libero di operare secondo la propria creatività e ricerca personale, ma un'architettura o una scultura monumentale non sono un quadro o un caminetto e in una cultura che concepisce l'arte sempre più spesso come provocazione e rottura di schemi a tutti i costi, è evidente che mettere in mano ad un "creativo" una gru, una betoniera ed un manipolo di muratori assaltatori piuttosto che un pennello e una tela, è un po' azzardato. Come se si permettesse a Picasso di sfigurare una modella a pugni invece che trasfigurarla in pittura. Quello che penso è che in realtà l'architettura è sempre stata e sempre sarà lo specchio del regime, dagli antichi egizi ai grattacieli. R.Manzo: Forse più lo specchio del committente, il che rende la questione più complessa. F.Tedeschi: Questo è ovvio, l'architetto in genere non è un artista che può permettersi di ideare e realizzare a proprie spese un quadro o una sinfonia. F.Cenerelli: La casa popolare affiancata alla villa del signor Kaufmann sono lo specchio del modello americano, della democrazia e delle sue discrepanze, simbolo su cui meditare. Come la piramide egizia ricalca la società gerarchica, il grattacielo, largo alla vetta quasi quanto alla base contrariamente alla piramide, ed il cui archetipo già si manifestò nella Torre di Babele biblica, è un tentativo di portare tutti ai vertici, all'Olimpo, a sostituire Dio secondo la più demagogica democrazia americana, rivelatasi poi plutocrazia di Wall Street (infatti per il popolo esistono sempre le baracche). Da noi, più moderati, i grattacieli sono più bassi e le periferie più squallide e nemmeno le "opere" dei bombolettari nostrani riescono a conferire un tocco "americaneggiante" di potenza tale, che riesca a sovrastare le altisonanti, indelebili e sopretutto nostre, scritte murali del ventennio fascista. F.Tedeschi: È vero, ci siamo fermati, e come ben saprai: "chi si ferma è perduto !" F.Cenerelli: E non metto in discussione in questa sede la validità dei contenuti di tali scritte, ma solo la loro legittimità sia storica che estetica pari a quella delle iscrizioni romane o delle storie raccontate nelle metope dei templi, non certo frutto del capriccio o della repressione di un gruppetto di vandali che giocano ad essere nel Bronx imbrattando muri e tram. F.Tedeschi: È un modo come un altro di sentirsi vivi, si vede che non hanno, o non conoscono, alternative. Ringrazio: Ospite, Gabriele Pranzo, Francesco Tedeschi, Rosario Manzo, Marco Barozzi, Andrea Nicolosi, Archimap, per aver contribuito alla creazione di questa pagina acconsentendo alla pubblicazione dei propri interventi. Franco Cenerelli |